La Lamborghini guidata da Matteo Di Pietro viaggiava a 124 km orari «immediatamente prima dell'impatto» con la Smart che ha causato la morte di un bimbo di 5 anni. È quanto emerge dall'ordinanza con cui il gip di Roma ha disposto i domiciliari per il ventenne per omicidio stradale aggravato. Secondo i dati del gps, citati nel provvedimento nell'indagine dei carabinieri e polizia locale, «emerge che il Suv al momento di imboccare Via di Macchia Saponara alle ore 15:38 si fermava. Dopo avere imboccato la via riprendeva velocità raggiungendo in soli 14 secondi la velocità di 124 km/h immediatamente prima dell'impatto. L'assenza di tracce di frenata - scrive il giudice - dimostra verosimilmente che la decelerazione improvvisa e rapidissima è stata conseguenza dell'avvistamento dell'auto in prossimità del punto in cui si è verificato l'incidente».

L'indagato «per colpa consistita in negligenza, imprudenza ed imperizia e inosservanza delle norme sulla circolazione stradale» ha tenuto «una velocità eccessiva (allo stato accertata in oltre 120 chilometri orari su via di Macchia Saponara) in rapporto al limite lì imposto (50 km/h) e comunque non adeguata alle caratteristiche e alle condizioni della strada urbana percorsa e all'approssimarsi ad un'intersezione, non riusciva ad arrestare tempestivamente il veicolo e andava a collidere, travolgendola, contro la parte laterale destra dell'autovettura Smart che proveniva dal senso opposto di marcia e aveva intrapreso una svolta a sinistra».

Gli inviti degli altri passeggeri a rallentare

Di Pietro - scrive il gip - ha noleggiato il Suv Lamborghini con «l'unico ed evidente fine di impressionare e catturare l'attenzione di giovani visitatori del web per aumentare i guadagni della pubblicità, a scapito della sicurezza e della responsabilità e di conseguenza a procedere ad una velocità superiore ai limiti indicati. Tanto più che alcuni dei passeggeri presenti all'interno della Lamborghini avevano più volte invitato a ridurre la velocità». 

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Il pericolo di reiterazione

Nelle esigenze cautelari per Matteo Di Pietro il giudice afferma, inoltre, che «un ulteriore indicatore di pericolo concreto e attuale di reiterazione di analoghi reati va colto nell'assoluta inconsapevolezza, da parte dell'indagato, della necessità di rispettare le regole della strada osservando i limiti di velocità, soprattutto in quanto ventenne, neopatentato e come tale, tenuto ad applicare maggiore prudenza, al fine di evitare pericolo alla incolumità propria e altrui», scrive il gip. «Il ventenne poteva legittimamente noleggiare una supercar nonostante avesse conseguito il titolo di guida da poco più di due anni, e tuttavia non avrebbe potuto condurla superando il limite di 90 km/h e comunque non avrebbe potuto farlo in un centro urbano, in cui il limite di velocità è fissato a 50 km/h», osserva ancora il gip.

Le testimonianze dei presenti

«La condotta di Di Pietro deve ritenersi gravemente colposa e causativa del sinistro nonché delle conseguenze alle vittime a prescindere dall'eventuale accertamento di concause eventualmente ascrivibili alla conducente della Smart». È un passaggio della ordinanza di custodia cautelare. Nel provvedimento vengono citate una serie di testimonianze sia delle persone che erano a bordo del Suv sia di chi era nella zona dell'incidente. Un testimone ha raccontato agli inquirenti «di trovarsi alla fermata del bus in via Archelao di Mileto e di avere visto sopraggiungere un veicolo di colore bianco (la Smart ndr) che mentre svoltava a sinistra veniva violentemente urtato da una automobile blu (il Suv ndr) che procedeva in senso opposto e che la trascinava su via di Macchia Saponara». Il conducente di un bus Atac ha affermato agli inquirenti che la «manovra effettuata per la svolta a sinistra» da parte della Smart «era stata molto rapida, senza esitazione cosa che lo induceva a ritenere che la conducente della Smart non avesse visto o non si fosse accorta dell'arrivo della Lamborghini che a sua volta aveva tentato di frenare», scrive il gip per il quale «l'assenza di tracce di frenata dimostra verosimilmente che la decelerazione improvvisa e rapidissima è stata conseguenza dell'avvistamento dell'auto in prossimità del punto in cui si è verificato l'incidente». Dalla visione delle immagini registrate da una telecamera di sorveglianza «si nota la presenza in via Macchia Saponara della Lamborghini che procedeva ad una velocità sicuramente elevata e che a ridosso dell'attraversamento pedonale frenava per pochi istanti - avendo verosimilmente avvistato la Smart che intraprendeva la manovra verso sinistra - non riuscendo ad arrestare la marcia e impedire l'impatto».

Sparite le telecamere dal Suv

«Sussiste il pericolo di inquinamento delle prove, così come ritenuto dal pubblico ministero, tenuto conto del mancato rinvenimento, all'interno della Lamborghini, delle due telecamere utilizzate per la registrazione dei video che, per come riferito dagli amici di Di Pietro erano in funzione e al momento dell'incidente utilizzate da uno di loro». Per quanto riguarda la personalità dell'indagato, il giudice afferma che «non appare tranquillizzante, tenuto conto che la sua principale fonte di reddito sembrerebbe rappresentata proprio dalla realizzazione di video da pubblicare su siti web riferibili alla società The Borderline srl, di cui l'indagato è socio oltre che amministratore delegato e che ha già in precedenza realizzato altri video e challenge a bordo di autovetture, proponendo sfide analoghe, con il rischio di mettere in pericolo l'incolumità propria e degli altri utenti della strada».

A proposito dei gravi indizi di colpevolezza per il giudice «ricorrono, nel caso in esame, specifiche esigenze cautelari e, in particolare, si ravvisa il concreto e attuale pericolo che l'indagato possa commettere ulteriori reati della stessa specie di quelli per cui si procede, desumibile dalle modalità della condotta, gravemente imprudente, poiché sostanziatasi nella guida di un'auto di grossa cilindrata a velocità sostenuta e comunque certamente superiore al limite massimo imposto nei centri urbani, peraltro in pieno giorno e nonostante la presenza di attraversamenti pedonali». Inoltre la «riscontrata positività ai cannabinoidi poi, sebbene non vada ad integrare la circostanza aggravante dell'omicidio stradale, che infatti il pubblico ministero non ha contestato potendo essa riferirsi ad assunzioni risalenti a diversi giorni prima, rimarca ulteriormente un tratto trasgressivo dell'indole dell'indagato, che conferma il quadro sopra delineato. Si rende dunque indispensabile l'adozione di una misura cautelare che sia adeguata a fronteggiare tale pericolo di reiterazione», scrive il gip.

«Paghiamo e sistemiamo tutto»

«Un testimone che era sul luogo dell'incidente ha riferito di avere sentito un ragazzo dell'età di circa 20/25 anni con i capelli castano scuro e con maglia scura il quale avvicinatosi gli aveva detto: 'Non ti preoccupare pagheremo e sistemeremo tutto'». Dall'atto del magistrato emerge, inoltre, che sulla Lamborghini, secondo il racconto dei testimoni che ne erano a bordo, «c'era una videocamera GoPro munita di bastone poggiato sul poggia-braccio. In auto erano state utilizzate almeno due telecamere. Di Pietro sapeva di essere ripreso all'interno dell'auto, ma non interagiva con la telecamera ed era sempre concentrato alla guida».