Una pedagogista analizza un caso emblematico che sta affrontando nella sua attività professionale. «Nei ragazzi si sta spegnendo il desiderio di apprendere. Danni devastanti»
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«Lascio la scuola perché non ce la faccio più, odio collegarmi al pc, odio aspettare gli altri, incrociare le dita che tutto funzioni e sperare di capire la spiegazione dell’insegnante. Andavo volentieri a scuola, prendevo voti decenti, ora mi trovo con voti pessimi, non perché io non studi ma, spesso, non riesco a comunicare per come dovrei». Queste le parole che Paolo (nome di fantasia), 15 anni, confida alla sua amica terapeuta. «Paolo – scrive Francesca Sisinni, pedagogista di Vibo Valentia – frequenta il secondo superiore. Bellissimo ragazzo che ama lo sport, gli amici e la scuola. Come lui – dice l’esperta – tanti adolescenti lentamente si stanno spegnendo sotto lo sguardo muto degli adulti. Stiamo spegnendo loro il desiderio di apprendere perché come dice Recalcati “abbiamo trasformato la mancanza in vuoto” ed il vuoto non può essere riempito. Dalla mancanza nasce il desiderio, dal vuoto nasce la depressione».
Uno studio condotto dall’ospedale pediatrico Gaslini di Genova, effettuato durante il periodo di lockdown, evidenzia che nel 65% di bambini di età minore di 6 anni, e nel 71% di quelli di età maggiore di 6 anni (fino a 18), sono insorte problematiche comportamentali e sintomi di regressione. Nei bambini e adolescenti (6-18) i disturbi più frequenti riguardano disturbi d’ansia, come la sensazione di fame d’aria e i disturbi del sonno quali difficoltà di addormentamento e al risveglio per iniziare le lezioni in DAD. «Il confinamento sociale a cui stiamo costringendo i nostri bambini e ragazzi – prosegue la pedagogista – sta diventando invadente, impregnante.
Col passare del tempo costruiranno sempre di più l’idea deviata di un vivere sociale attraverso uno schermo freddo, che fa perdere il senso della profondità emotiva dell’essere umano. I ragazzi non possono e non devono crescere solo attraverso lo schermo: la scuola non serve solo ad insegnare ma ad educare; così facendo smette la sua funzione educante che permette alle nuove generazioni di passare dalla pulsione all’emozione, l’evoluzione sentimentale, che permette di comprendere la differenza tra prendere in giro un compagno o prenderlo a calci.
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