L'Unione delle Camere penali ha proclamato cinque giorni di sciopero, da oggi e fino al 25 ottobre, contro lo stop della prescrizione dopo il primo grado di giudizio, che entrerà in vigore il primo gennaio dell'anno prossimo.

«Il Ministro della Giustizia ha pubblicamente dichiarato che nessun intervento è previsto su quella norma, mentre il Partito Democratico, ha formulato, sul punto, riserve assai blande», protestano i penalisti, che parlano di principio «aberrante» e avvertono che così «il cittadino resterà in balia della giustizia penale per un tempo indefinito».

I penalisti giudicano «manifestamente inverosimile il proposito, pure sorprendentemente avanzato dal Ministro, di un intervento di riforma dei tempi del processo penale prima della entrata in vigore della riforma della prescrizione, cioè entro il 31 dicembre 2019». Per questo ritengono che il cittadino resterà in balia della giustizia penale «fino a quando lo Stato non sarà in grado di celebrare definitivamente il processo che lo riguarda», come denunciato dall'«intera comunità dei giuristi italiani». Ed «è chiaro a tutti gli addetti ai lavori, anche alla magistratura, che l'entrata a regime di un simile, aberrante principio determinerebbe un disastroso allungamento dei tempi dei processi, giacché verrebbe a mancare la sola ragione che oggi ne sollecita la celebrazione». I penalisti protesteranno di fatto per una intera settimana, non solo disertando le udienze, ma anche astenendosi «da ogni attività giudiziaria».

Sostegno dai Radicali

Radicali italiani ha aderito all’iniziativa dell’Unione Camere Penali e lancia per gli stessi giorni un digiuno per il rientro nella legalità costituzionale perché «il fine processo mai, con il sequestro di Stato degli indagati, è inammissibile e incostituzionale».

La segretaria di Radicali Italiani, Silvja Manzi, fa sapere che attuerà un’azione non violenta di sciopero della fame cui si aggiungeranno, in un digiuno a staffetta, militanti e dirigenti: «Il mio sciopero della fame –  ha dichiarato la Manzi – ha l’obiettivo di levare un grido nonviolento contro il ‘fine processo mai’ e segna il nostro pieno sostegno alla mobilitazione promossa dall’Unione delle Camere Penali per ottenere la cancellazione della prescrizione dopo la condanna in primo grado. Tale provvedimento, infatti, mina alla base lo Stato di diritto e i diritti costituzionali dei cittadini, sanciti dal secondo comma dell’art. 111 della Carta Costituzionale dove si afferma che la legge assicura la ragionevole durata dei processi. La prescrizione rappresenta un istituto di garanzia, necessario anche per determinare, appunto, la ragionevole durata del processo, a tutela al contempo della persona offesa e dell’imputato».

«Lo diciamo da decenni: occorre sulla giustizia affrontare una riforma complessiva  e radicale che, con coraggio, riparta dai fondamenti costituzionali e, senza tabù, affronti i nodi più importanti: separazione delle carriere dei magistrati e abolizione dell’obbligo dell’azione penale. L’attuale approccio liberticida, giustizialista e carcerario peggiora inesorabilmente e irreparabilmente una situazione già compromessa di vera e propria giustizia ingiusta».