Una «ferita indelebile nella storia del nostro Paese». Così l’ex presidente della Camera Roberto Fico ha definito la tragedia terribile avvenuta a pochi metri dalla costa calabrese nella notte tra il 25 e il 26 febbraio scorsi. «Troppe cose», dice l’esponente del Movimento 5 stelle a Perfidia, dopo la strage «a me personalmente non sono andate giù».

Nel salotto di Antonella Grippo, Fico è intervenuto insieme a Luigi de Magistris leader di Unione Popolare, l’europarlamentare Vincenzo Sofo (Fratelli d’Italia), la scrittrice Ginevra Bompiani, l’editorialista Augusto Bassi, l’assessore regionale alle Politiche sociali Emma Staine (Lega), la democrat Teresa Esposito, Francesco Toscano, leader di Italia Sovrana e Popolare e il giornalista Mediaset, Guglielmo Mastroianni.

«La presidente del Consiglio Giorgia Meloni - continua Fico - invece di andare subito in Calabria per comprendere cosa fosse successo, quali fossero le responsabilità, decide di aspettare il giorno della partenza della missione internazionale. Ma intanto va Piantedosi in Calabria fa una conferenza con delle parole che a me come cittadino italiano mi hanno totalmente indignato e non penso che siano parole degne di un ministro della Repubblica».

Fico parla di «identità nazionale» che va oltre i respingimenti, prendendosela con il titolare del Viminale: «Con i morti a mare, con quei bambini, Piantedosi ha giudicato queste partenze non comprendendo invece cosa avviene in Afghanistan in Pakistan, cosa avviene dove c'è la vera povertà, la vera fame. Giudicare queste partenze è stato non solo un errore storico del Ministro degli Interni, ma soprattutto quasi un atto di disumanità».

L’ex presidente della Camera insiste poi sulle responsabilità: «Si sapeva che c'era un barcone di migranti che stava andando verso le coste italiane, si conosceva il bollettino meteo, si conosceva il fatto che saliva il vento e che saliva il mare. Perché nessuno ha affiancato e aiutato all'approdo quel barcone pieno di queste persone in difficoltà?»

Insomma tutte queste domande devono avere una risposta e se le risposte non arrivano dalla politica devono poter arrivare dalla magistratura che «spero che indaghi fino in fondo per accettare le responsabilità e dare un po' di giustizia a queste povere persone».

Bompiani: «Inadeguati e pericolosi»

Non meno dura è stata la disamina della scrittrice Ginevra Bompiani che ha definito «inadeguati e pericolosi» il Governo e i suoi ministri: «Non serve un Consiglio dei ministri a Cutro per rassicurarci» dice, convinta del fatto che sono in tanti a pensare che le leggi sulle Ong  e la protezione delle frontiere per come è stata pensata, producono e produrranno migliaia di morti.

«Tutte le dichiarazioni dimostrano che non sapete e non capite cosa sta succedendo. Difendete un confine immaginario tra i corpi reali che vi si arenano. Voi parlate come se davvero credeste che chi si imbarca nel mediterraneo lo faccia come in una cauta gita di piacere attratta dalle bellezze italiane, e invece è una valanga di uomini, donne, bambini che sfuggono la certezza della morte assumendo il rischio della morte che è un male minore».

Bompiani, poi chiede di «non confondere gli scafisti con i trafficanti. Errore che non fa Papa Francesco. Da qualche tempo i trafficanti son diventati una grande mafia, probabilmente internazionale, sicuramente aiutati dalla tacita complicità dei paesi che paghiamo perché trattengano i viaggiatori e che minacciano per spillarci altri soldi di rovesciarci addosso tutti quei poveretti che trattengono in prigioni disumane pagate da noi, sotto ricatto».

D’altra parte per lei «gli scafisti sono con ogni probabilità persone buttate in mare coi migranti per qualche soldo o un viaggio gratis. Le loro barche sono fatte per arenarsi e il loro destino è quello di mescolarsi o scappare, quando hanno la fortuna di non affogare con gli altri. La lotta – conclude - deve essere rivolta alle persone che restano a terra, alle organizzazioni a scopo di lucro, invece che contro le ong».

Bassi: «Gli approcci cinici o buonisti sono inutili davanti alla tragedia»

La premessa dell’editorialista Augusto Bassi è cruda e non fa una piega: «Se dovessi figurarmi la tragedia umana nella sua incarnazione più lancinante probabilmente vedrei una bambina del cuoricino pieno di futuro che supera indicibili traversie per poi morire dall'altra parte del mondo a pochi metri dalla salvezza. Storie come questa sono uno strazio per ogni pretesa di civiltà».

Per lui i due approcci opposti «cioè il cinismo ostentato dei Feltri, dei Cruciani, ma anche di Piantedosi fondamentalmente è l'altra faccia del buonismo fondamentalista. Cioè i primi godono nell’ostentare la propria indifferenza, gli altri nell’ostentare solidarietà. Ma sono approcci inutili e nocivi entrambi perché impediscono una riflessione fruttuosa su una tragedia globale che rischia di protrarsi per decenni».

Questa, per Bassi, «è una tragedia di portata epocale che necessita un orizzonte più ampio che puntare il dito contro un inadeguato e imbarazzante ministro dell'intero».

Poi, leggendo le parole del sindaco di Cutro che aveva salutato il Consiglio dei ministri come «un faro acceso sulla tragedia», Bassi paragona l’atteggiamento del primo cittadino calabrese a quello assunto dalla Meloni con Zelensky. «L’accoglienza – ha argomentato - non è solo permettere l’accesso ai confini, ma soprattutto ciò che accade quando l’immigrato lascia il centro di primo soccorso».

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