“Il mare d’inverno”. Mai titolo è stato più evocativo per Perfidia, trasmissione di LaC Tv che nella puntata di ieri sul naufragio al largo di Crotone ha fatto registrare il suo record di ascolti stagionale. Antonella Grippo, autrice e conduttrice del talk politico, lascia che la musica e le parole facciano da colonna sonora alle immagini che hanno segnato la settimana che ci stiamo lasciando alle spalle. Poi nel silenzio, decide di affidare a queste parole l’incipit della trasmissione: «La morte – dice la giornalista - è un fatto laico che interrompe la sacralità del corpo, il quale, paradossalmente, si fa carne, per la prima volta, proprio sul confine estremo del transito. Ed è proprio lungo quel confine che vedi perirne la santità. La morte è un fatto laico che ci esime dall’eterno, decretandoci indifesi e finiti. Il dispetto più perfido che gli uomini possano infliggere a Dio, trafugandogli il Cielo. La morte è un fatto laico che non ci lascia incedere lungo il mare. Per questo, la morte è un fatto laicamente cristiano. Con il corpo “migrante” di Cristo in croce. Il nostro».

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Grippo chiarisce subito che non si lascerà infinocchiare dai rimpalli di responsabilità a cui stiamo assistendo e che il senso della puntata non è quello di celebrare stanche liturgie: «Nessuno immagina che i palazzi del potere siano abitati da killer spietati - dice -, ma riteniamo che questi poveri cristi siano stati uccisi dalla negligenza, dalla imperizia e dalla improvvisazione di uomini che non hanno ossequiato il prestigio e l’autorevolezza del loro ruolo». Perché, aggiunge, «la negligenza talvolta è più colpevole della premeditazione».

A discuterne con lei la scrittrice Barbara Alberti, il giornalista e scrittore Furio Colombo, il direttore de l’Avvenire Marco Tarquinio, il parroco di Botricello don Rosario Morrone, il deputato della Lega Domenico Furgiuele, e il parlamentare 5stelle Riccardo Tucci, e infine il vulcanico Francesco Toscano di Democrazia Sovrana e Popolare.

Il primo a fare le spese dell’ira della conduttrice è il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, al quale si rivolge direttamente: «Un presidente che mi dice che è colpa dell’Europa o della tartaruga della Tanzania: lei prima di essere esponente di Forza Italia è un uomo di formazione cattolica e dia retta prima alla sua cultura e alla sua formazione anziché alle convenienze della coalizione. Lei si sta comportando da perfetto militante della coalizione e non da cristiano. Metta al centro l’uomo. È ora di uscire gli attributi».

Ma poi lo scontro si focalizza sulla ricostruzione dei fatti che inevitabilmente presenta almeno due versioni, una delle quali è esposta dal deputato leghista Domenico Furgiuele, che non si sottrae allo scomodo dibattito.

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La versione di Salvini raccontata da Furgiuele

Grippo ricostruisce quindi la cronologia dei fatti. Sabato sera Frontex informa il coordinamento nazionale dei soccorsi della presenza di una imbarcazione a 40 chilometri dalla costa rilevando, con gli scanner termici, la presenza di persone a bordo. La Guardia di finanza ha segnalato l’impossibilità di avvicinarsi all’imbarcazione, «e tutto finisce lì. La mattina di domenica è già la conta delle vittime». Ma la Guardia di finanza è stata poi smentita dalla Guardia costiera che col suo comandante ha dichiarato che in mare – dato a “forza 4” - si esce a “forza 8”.

Senza tanti fronzoli, Grippo si rivolge a Furgiuele sottoponendogli l’ormai famigerata frase del ministro Matteo Piantedosi e domandando se è il caso che il titolare del Viminale passi la mano. Furgiuele mostra di preferire l’approfondimento alle polemiche ma intravede la necessità di ritrovare unità rispetto ad un tema che non è esploso ieri. «Ho parlato con il ministro dei Trasporti (Salvini, ndr), ha detto che tra le 22:30 e le 23 Frontex ha comunicato la presenza dell’imbarcazione che navigava con ottimo galleggiamento e con una persona in coperta».

Spiegazione che non serve a placare l’ira giornalistica di Grippo, a cui Furgiuele risponde sostenendo che i fatti ufficiali sono questi e non le ricostruzioni dei giornali. Ma il problema per lui va affrontato in maniera definitiva in Europa.

Tarquinio: «Non creiamo abbastanza corridoi umanitari»

«Le tragedie sono eloquenti di per se e quando c’è la morte che prende il sopravvento e la consapevolezza che non tutto è stato fatto per salvare quelle persone c’è un conto che non torna drammaticamente».

Il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio riesce ad essere ancora più radicale: «La questione delle migrazioni forzate, continuiamo a raccontarle senza considerare l’antefatto». Il riferimento è a quella rotta di sud est frequentata soprattutto da uomini afgani in fuga. Per lui c’è una grande responsabilità in capo all’occidente che dopo 20 anni di guerra hanno lasciato che il paese sprofondasse nuovamente sotto il controllo di un regime terribile. «Non potevamo non sapere, e il discorso pubblico da parte di settori politici trasversali, è stato improntato a un racconto come se si trattasse di persone che non sono costrette. E non è accettabile che abbiano una strada che passa sotto il mare. Perché non apriamo abbastanza corridoi umanitari».

D’altra parte Tarquinio fa notare che questo naufragio lo abbiamo visto, mentre tanti altri avvengono senza che nessuno sappia niente. «Tutto questo viene raccontato come se fosse frutto di un destino cinico e baro, ma invece è frutto di scelte politiche e la gente muore perché non è data a loro alternativa di percorsi diversi e sicuri per muoversi». Un sistema di regole sbagliate che per Tarquinio fa perno sulla legge “Bossi-Fini” che nessun governo ha mai cambiato.

Il vangelo di don Rosario: «Dobbiamo essere umani»

«Se il vangelo lo leggiamo così come è scritto e non come ci salta in testa di interpretarlo ci insegna ad essere umani e umani vuol dire: nella società, quello che ho lo divido con gli altri, nella religione vuol dire amo chiunque, nella politica vuol dire servo gli altri. Se sento dire chiudiamo i porti, io me la prendo con la politica, che non serve alcuno».

Don Rosario non sa se c’è stata un’omissione di soccorso, ma aggiunge: «Appena sono arrivato mi hanno detto che c’era mare forza sette, poi forza 3, ora forza 4. Insomma uno scoordinamento c’è stato». Il cruccio di don Rosario, alla ricerca dell’umanità in ognuno di noi, è solo uno: «Dovevamo arrivare prima della morte, e ora dobbiamo riflettere, perché non succeda più».

Il prelato di Botricello, che raccontando la sua esperienza invita a smettere di fare politiche piene di paura, rimane critico: «Noi siamo calabresi. Io ho affrontato mare forza 3 giocando. Se mi avessero chiamato di notte e mi avessero detto che a cento metri c’erano delle persone che stavano affogando mi sarei buttato a nuoto. Noi siamo calabresi non ragioniamo come gli altri».

Tucci: «Distinguere tra azioni di polizia e soccorsi»

Non ci vede volontarietà nel mancato salvataggio invece il deputato cinquestelle Riccardo Tucci che mette sul tavolo un altro tema scottante: «Se ci sono state negligenze lo scoprirà la magistratura. Quello che è successo è indirettamente attribuibile al Governo quando questo lancia l’input “porti chiusi”, perché l’azione che viene fatta dagli enti preposti, vedi il caso di Frontex con la Guardia di Finanza, non è quella di soccorso ma quella di polizia».

Toscano: «Questi morti servono per destabilizzare»

Non tradisce le attese il pensiero esposto dal vulcanico Francesco Toscano: «Quando il massimo della perfidia e della malvagità sovranazionale si incontra con il massimo dell’ottusità e della stupidaggine questi sono i risultati».
D’altra parte lui si dice convinto che esista «una struttura sovranazionale di controllo, raccordo e pianificazione di questi viaggi, probabilmente supervisionati dai principali servizi di intelligence dei paesi che controllano quelle tratte che hanno bisogno di destabilizzare i paesi finiti nel mirino, mettendo sul tavolo della discussione pubblica un po' di morti».

Colombo: «Ong perseguitate perché salvano i migranti»

Il giornalista e scrittore Furio Colombo comincia leggendo alcuni passi dell’inizio suo libro “Clandestino”. Il suo obiettivo è dimostrare che da quando è stato scritto nessuno ha potuto contestarne il contenuto, riferendosi alle Ong: «I giudici che hanno provato a incriminare le Ong che salvavano vite in mare, per dimostrare che si trattava di un’azione delinquenziale, hanno dovuto cedere al fatto di non aver mai avuto le prove. Le Ong sono state perseguitate perché salvavano i migranti. Tutto è avvenuto per odio nei confronti dei migranti i cui corpi avete visto distesi sparsi per chilometri sulle spiagge calabresi»   

Alberti: «Dovremmo pregare gli altri popoli a venire da noi»

Barbara Alberti che si definisce una casalinga libera di scrivere ciò che vuole, pone l’accento sul fatto che si tratta comunque di persone che provengono da una terra distrutta dal colonialismo. «C’è una cosa che non capisco: perché li dovremmo respingere? Dovremmo pregare gli altri popoli a venire da noi, perché siamo 5 vecchi per ogni bambino, e non siamo più in grado di portare avanti il nostro Paese».
La scrittrice si concede anche un pensiero a proposito di Elly Schlein e dice «c’è vita su Marte, perché si rivedono lo slancio, la chiarezza, la generosità, la coscienza civile e la preparazione».

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