Sono nato cento anni esatti dopo la morte del deputato radicale Antonio Billia, giornalista e deputato radicale eletto in Lombardia, che per primo coniò la locuzione questione meridionale” per definire la disastrosa situazione economica del Mezzogiorno in confronto alle altre regioni dell’Italia, appena unificata. Ma dopo un secolo e mezzo le cose non solo non sono cambiate: stanno continuando a peggiorare.

Figli del Sud

Sono nato al Sud, nel Sud del Sud, e non ci ho messo molto a comprendere il significato di arretratezza nello sviluppo socio-economico delle regioni meridionali rispetto a quelle settentrionali. Come la maggior parte dei figli del Sud sono dovuto andare al Nord per iniziare il percorso formativo necessario ad avviarmi al lavoro. Le esperienze maturate tra Lombardia e Veneto mi hanno fatto capire in profondità il tanto – troppo – che mancava da Napoli in giù. Sarebbe stato più facile rimanere “su” e iniziare a creare profitti: in quel periodo il settore della comunicazione e della pubblicità era in crescita esponenziale, l’espansione ed i ricavi certi. Invece sono tornato “giù”, a casa, per sperimentare se anche sul territorio dove avevo le mie radici fosse possibile creare uno sviluppo duraturo, capace di creare indotti e crescita socio-culturale, oltre che economica.

Non lamentele, ma lavoro congiunto per cambiare le cose

Ai tanti che mi rimproverarono questa scelta rispondevo sempre la stessa cosa: non possiamo lamentarci del divario, del gap tra Nord e Sud se poi siamo i primi a scappare, i primi a dimenticare le nostre origini e a cercare fortuna altrove, abbandonando la nostra terra al suo destino di sottosviluppo. Il Gruppo che ho fondato e di cui sono presidente si è espanso giorno dopo giorno, anno dopo anno, permettendo a un numero sempre maggiore di giovani di crescere professionalmente nella propria terra di origine.

Chi mi conosce sa quanto sia grande la ritrosia a parlare di me. Eppure oggi, nel dare il via all’iniziativa “l’autonomia che spacca l’Italia”, che diventerà il fulcro editoriale e di comunicazione del Network, sento il bisogno di rappresentare le ragioni più profonde con cui iniziamo questo percorso. È un percorso in cui ciascuno può – deve – avere la propria parte. Un percorso difficile che si può fare solo unendo le forze, aggregando chi oggi può e deve cambiare le cose.

I numeri parlano chiaramente

È sufficiente analizzare l’ultimo Rapporto Svimez per avere le conferme dei grandi problemi irrisolti. Senza entrare nei dettagli – lo hanno fatto e continueranno a farlo egregiamente i nostri giornalisti – vorrei ricordare alcuni numeri.

Partendo dalle migrazioni dal Sud al Nord, con il conseguente spopolamento del meridione e la congestione delle aree settentrionali: negli ultimi vent’anni oltre 2,5 milioni di persone hanno lasciato il Mezzogiorno, che al netto dei rientri ha perso 1,1 milioni di residenti, di cui 808mila under 35 (263mila laureati). Al 2080 si stima una perdita di oltre 8 milioni di residenti nel Mezzogiorno: la popolazione del Sud, attualmente il 33,8% di quella italiana, si ridurrà al 25,8%.

Arriviamo ai servizi pubblici: i deficit nella sanità pubblica, innanzi tutto. E quelli nella dotazione di infrastrutture e servizi scolastici: solo il 21,2% degli allievi della scuola primaria nel Sud frequenta una scuola dotata di una mensa, il 53,5% al Centro-Nord; solo un allievo su tre (33,8%) frequenta una scuola primaria dotata di palestra nel Sud a fronte di quasi un allievo su due (45,8%) nel Centro-Nord. Che dire poi della rete dei trasporti su ferrovia, o sulla rete viaria? O sulla mobilità in genere, sia aerea che su gomma? Prima dei numeri parla l’inadeguatezza della parte finale dello Stivale, dal ginocchio in giù: ci hanno spezzato in due, e questa spaccatura rischia di diventare insanabile.

Ormai è diventata una questione europea

L’Autonomia differenziata penalizzerà i cittadini del Sud e al contempo indebolirà le regioni del settentrione: non lo dico io, ma tanti studiosi che stanno sottolineando come il divario tra cittadini del Sud e cittadini del Nord ridurrà la competitività del Paese.

Già qualche anno fa l’allora commissaria Ue per la Coesione e le riforme, Elisa Ferreira, sottolineava che lo sviluppo del Mezzogiorno d’Italia “è una questione europea”, dichiarando: “tocca all’Italia e agli italiani trovare le soluzioni giuste” perché il Sud possa agganciare il resto del Paese e le aree più avanzate dell’Unione. E noi abbiamo agganciato i Lep (Livelli essenziali delle prestazioni), con la speranza che salvino qualcuno dei tanti buchi di questa riforma.

Informazione e comunicazione

Da editore e da presidente di uno dei maggiori gruppi di comunicazione e informazione del Sud Italia non posso che dare spazio, amplificandole, a tutte le voci che analizzando dati, numeri, realtà, potranno disegnare un percorso alternativo capace di colmare quella voragine aperta più di un secolo e mezzo fa.

Oggi, ancora più di quanto non sia stato finora, dobbiamo fare scelte nette e chiare: io e il mio Network stiamo dalla parte di chi farà di tutto per non spaccare in due l’Italia. La nostra non è una presa di posizione ideologica, ma l’ultima chance del Sud e dell’Italia per ritornare ad essere un punto di riferimento positivo in un mondo in cui si sono persi di vista i valori fondamentali. Solo lottando per fermare questa involuzione, solo facendo massa per costruire nuove dinamiche e nuovi scenari, potremo tornare ad essere competitivi come siamo stati e come dobbiamo ricominciare ad essere. Un percorso che deve valorizzare le diversità senza far nascere nuove disuguaglianze.

I nuovi Link: l'orgoglio contro i pregiudizi

Una campagna di comunicazione; un lavoro editoriale puntuale e costante per studiare i dati, sottolineare i divari, costruire insieme strade alternative; approfondimenti sul territorio per valorizzare le realtà che ce l’hanno fatta anche al Sud, nonostante tutto; pillole di autonomia in progress per arrivare ad un primo evento in chiusura della stagione estiva, durante il quale darci nuovi tempi e nuovi obiettivi. Questi in sintesi i punti della nostra iniziativa.

La nostra non è e non vuole essere una guerra del Sud contro il Nord, né la risposta ad una dichiarazione di guerra del Nord contro il Sud, ma una necessità. La nostra campagna di informazione e comunicazione èun modo per ricordare chi siamo e ri-costruire ciò che potremmo essere. Insieme, con orgoglio per abbattere i pregiudizi di cui siamo vittime da sempre. Pregiudizi che potrebbero trasformarsi in azioni definitive per mettere in ginocchio il Sud dopo aver spaccato l’Italia in due.

Vogliamo continuare a costruire LINK tra cittadini, territorio, società, imprese. Vogliamo farlo con forza e con determinazione. Potrebbe essere l’ultima occasione per contribuire al futuro nostro e dei nostri giovani.

*Editore del network LaC