VIDEO | Ormai si ruba alla luce del sole e chi lo fa sorride e si ricandida. Ogni giorno un nuovo scandalo che non scandalizza nessuno. È ora di decidere cosa fare
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In Italia non si ruba più di nascosto. Si ruba alla luce del sole. E chi ruba non si vergogna: sorride, brinda, si ricandida. La corruzione non è più una deviazione. È diventata sistema. Cultura. Norma.
Ogni giorno un nuovo furto di denaro pubblico. Ogni giorno un nuovo scandalo che non scandalizza nessuno. Indagati, rinviati a giudizio, condannati: restano lì. In Parlamento, nelle Regioni, nelle municipalizzate. Aggrappati alle poltrone con le unghie e con i denti.
La vergogna è morta. L’arroganza ha preso il suo posto. In Francia, Marine Le Pen viene condannata per appropriazione indebita: quasi 3 milioni di euro.
Eppure c’è una sollevazione di tanti, di troppi, praticamente a giustificarla, addirittura ad assolverla.
In Italia nemmeno ci si stupisce più. Ed è anche peggio: i condannati restano al loro posto. Intoccabili.
In Calabria non siamo da meno: da diversi anni corruzione, malaffare, sprechi colossali sono diventati la cartolina del degrado istituzionale. Ma è solo un pezzo del puzzle. Il marcio è ovunque. Quel che è peggio è non ci si scandalizza più.
“La disperazione più grande è il dubbio che essere onesti sia inutile”, scriveva Corrado Alvaro.
E quel dubbio oggi ci corrode come un veleno lento. Il nuovo procuratore di Catanzaro, Curcio, invoca una rivoluzione delle coscienze. Ha perfettamente ragione. Serve una rivolta morale. Di massa. Una reazione durissima contro la disonestà diffusa.
Salvini ha detto che «la classe politica meridionale ruba da 50 anni». Ma dimentica Tangentopoli, il Mose, il buco miliardario della sanità lombarda. Il dito è sempre puntato altrove. Perché guardarsi allo specchio fa paura. Ma la verità è brutale: o ci ribelliamo alla corruzione della mediocrazia. O ci rassegniamo, ed è finita.
Non ci sono vie di mezzo. Non più.