Il dado è tratto. Cala il sipario sulla candidatura di Mario Occhiuto quale leader di un centrodestra unito. La Lega lo ha liquidato con un paio di comunicati ben assestati dopo che la presidenza nazionale di Forza Italia ne aveva formalizzato la candidatura a presidente della Regione Calabria per il centrodestra. Epilogo prevedibile, quasi scontato, considerato che la Lega e FdI non avevano mai dato il via libera a tale candidatura.

La nostra testata è da mesi che sostiene che l’architetto Occhiuto difficilmente avrebbe potuto conquistare la nomination nel centrodestra. Per avere sostenuto questa tesi, frutto tra l’altro di indiscrezioni e valutazioni raccolte nel campo del centrodestra, il primo cittadino di Cosenza ci ha attaccati pesantemente insieme ai suoi giannizzeri cosentini. Oggi potremmo tranquillamente esordire con la fatidica frase: “Ve lo avevamo detto”. E tuttavia  non viviamo di queste irrilevanti soddisfazioni. Il nostro obiettivo non era quello di abbattere Occhiuto ma semplicemente di raccontare la politica con onestà intellettuale e provando a dare una lettura delle dinamica politica sostanzialmente  realistica.

 

Prevedere la capitolazione politica del sindaco di Cosenza non era difficile. Se Matteo Salvini avesse voluto sposare la candidatura di Occhiuto lo avrebbe fatto a Cosenza qualche settimana fa. La pesante situazione giudiziaria che pesa sulle spalle del primo cittadino bruzio era insostenibile per gli altri alleati di coalizione.

Il sindaco, Mario Occhiuto, nel corso di una riunione a Catanzaro, oggi ha accusato Salvini di essere un garantista a senso unico facendo un’affermazione abbastanza curiosa: «L'unità del centrodestra non è essenziale e il garantismo non si può fare a fasi alterne. Io nella mia vita  ho lavorato ad altissimi livelli, ho fatto il professionista, l’imprenditore, il sindaco. Mi sono sempre messo in discussione. È chiaro che in questo modo ci si fanno anche dei nemici, ci sono le denunce».

In sostanza liquida le sue vicende giudiziarie come il prodotto della rappresaglia dei suoi nemici. Difficile immaginare che accuse che vanno dalla bancarotta fraudolenta al riciclaggio trasnazionale, possano essere solo la conseguenza della vendetta di qualche nemico. Un ragionamento quello di Occhiuto al confine tra imprudenza e impudenza.

 

Lega e Fratelli d’Italia, invece, fin da subito, soprattutto in Calabria, si sono mossi dentro un’impostazione diametralmente opposta a quella enunciata dal sindaco di Cosenza, muovendosi sui binari della prudenza e della trasparenza. Ciò al fine di evitare di trovarsi invischiati in situazioni rischiose (la Calabria in tal senso è terreno minato). La questione Occhiuto, dunque, fin da subito, è apparsa rischiosissima per il centrodestra rinnovato di cui parlano Salvini e la Meloni. E la candidatura di Mario Occhiuto, nell’eventualità di un successo elettorale, poteva trasformarsi per il cdx in una vittoria di Pirro. Una eventuale condanna del presidente eletto, infatti,avrebbe potuto mandare a casa un’intera maggioranza in conseguenza  degli effetti della legge Severino. I motivi che hanno portato alla liquidazione della candidatura di Mario Occhiuto sono sostanzialmente questi e non altri. Il complotto ordito da Sofo, del quale vaneggiava questa mattina qualche testata giornalistica, potrebbe essere buono come cornice della sceneggiatura di qualche fiction di modesto taglio cinematografico, ma assolutamente irrealistico sul piano politico.   

 

I fratelli Occhiuto a questo punto proveranno a risorgere in chiave antileghista. «Non moriremo salviniani» è l’ultima dichiarazione di Roberto Occhiuto. Un po’ tardi per sposare la causa antileghista e solo dopo che Salvini non ha esaudito i desiderata dei fratelli della politica cosentina. Posizione politica poco credibile e anche un po’ interessata.  

Diciamo la verità, a parte la difficoltà politica dell’operazione per i motivi che abbiamo esposto in premessa, i fratelli Occhiuto, ci hanno messo anche del loro nel determinare il disastro politico che li ha travolti e messi fuori gioco. L’intervista di Roberto Occhiuto rilasciata al Quotidiano del Sud, per esempio, è stata una straordinaria azione di suicidio politico assistito. L’intervista, infatti, era intrisa di supponenza, arroganza e irriverenza verso i potenziali alleati, al punto che, potremmo tranquillamente definirla un capolavoro di stupidità politica. Un dilettante allo sbaraglio avrebbe fatto molto meglio e non sarebbe incorso in questi grossolani errori.

Errori che, tra l’altro, un politico che ricopre la delicata funzione di vice presidente di un gruppo parlamentare, come Roberto Occhiuto, non poteva permettersi. Se l’intenzione del vice presidente di FI alla Camera era quello di dare un segnale agli alleati, è di tutta evidenza che lo abbia fatto in maniera estremamente maldestra, considerato le reazioni politiche dei potenziali alleati di coalizione. Occhiuto (Roberto), in quella intervista, infatti, ha usato toni al limite della maleducazione.  Era arrivato finanche a minacciare sia Salvini che la Meloni per il presunto veto alla candidatura del fratello. E sempre nella stessa intervista, liquidava la candidatura di Sergio Abramo come perdente. Non bisognava essere dei provetti “Machiavelli” per comprendere che nella fase più delicata della trattativa nel centrodestra, quelle affermazioni avrebbero determinato risentite reazioni.

 

Invece della prudenza Occhiuto ha preferito usare la supponenza, muovendosi su di un terreno politicamente delicatissimo con l’agilità e la delicatezza di un elefante in una cristalleria. I risultati sono  sotto gli occhi di tutti. Gli Occhiuto oggi hanno dichiarato che correranno da soli. Della serie: la supponenza continua. Legittimo. Ma a questo punto è lecito chiedersi cosa farà Forza Italia. Tallini, Mangialavori, Cannizzaro continueranno a piangere sul funerale del candidato Occhiuto, oppure, proveranno a ragionare su una soluzione condivisa che consenta a Forza Italia di uscire dall’angolo nel quale è finita a causa della disastrosa strategia attuata dagli  Occhiuto e da Iole Santelli?

 

Sarà interessante capire cosa intenderà fare il coordinamento nazionale di Forza Italia e lo stesso Silvio Berlusconi. Rinunceranno all’alleanza strategica con Salvini e la Meloni, assumendo una posizione oltranzista a difesa della candidatura del sindaco di Cosenza, oppure, proveranno a trovare una soluzione condivisa nella stessa Forza Italia? Nelle prossime ore, dunque, il partito degli azzurri sarà chiamato  a sciogliere questi nodi. Forse ancora non tutto è perduto.