Il ministro Gelmini tratta in segreto con Zaia per l'Autonomia differenziata nel silenzio complice della politica. Stanno scappando con la cassa e trasformando il Mezzogiorno in una colonia interna
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Il terrone dorme, il Nord lo deruba: in corso trattative (incredibilmente segrete!), fra la ministra Maria Stella Gelmini e il presidente del Veneto Luca Zaia, per l'Autonomia differenziata (ovvero, diritti costituzionali differenti: di più al Nord, crescenti con il reddito territoriale, pochi al Sud e ai poveri). Sarebbe l'ultimo, definitivo scippo al Sud (con quello dei soldi del Recovery Fund), per la “Secessione dei ricchi” (copyright del professor Gianfranco Viesti), che si stanno portando via la cassa; il Mezzogiorno, a quel punto, potrebbe solo andarsene o accettare di restare in un Paese fintamente “unitario”, ma dichiaratamente nel ruolo di colonia interna, come e peggio di ora, con i meridionali destinatari di meno diritti, addirittura in forza di norme costituzionali, come era per i neri in Sud Africa quando c'era l'apartheid: quelli, perché neri, i terroni perché terroni.
Se la Costituzione stabilisce che gli italiani vanno trattati tutti allo stesso modo, ma un disabile meridionale è assistito quaranta volte peggio di un settentrionale con la stessa malattia e la donna del Sud è la più discriminata dell'intero mondo sviluppato, e pure con i soldi dei terroni si fanno strade, ferrovie, alta velocità ma solo al Centro-Nord..., beh, in fondo togliere dalla Costituzione quella menzogna dei pari diritti potrebbe essere una prova di onestà; o preludere al peggio: se con pari diritti sulla Carta, si viene trattati così, cosa succederà se manco a chiacchiere saranno garantiti pure ai meridionali?
Ed è proprio il peggio che rischia di prevalere, considerata l'acquiescenza colpevole, la vera e propria sud-ditanza dei parlamentari meridionali (salvo pochi) e dei presidenti delle Regioni del Sud (salvo le uscite del campano Vincenzo De Luca). Tocca difenderci da chi dovrebbe difenderci.
C'è tale abitudine a ritenersi perdenti che ci si sente vincitori strappando le briciole a chi dovrebbe far parte della comune alleanza contro i ladri di risorse e diritti. Il professor Massimo Villone, uno dei nostri maggiori costituzionalisti, già capo della Commissione costituzionale in Parlamento, si stupisce di “non vedere una sollevazione”, per quanto sta accadendo. Siamo a una sorta di colpo di Stato, favorito da un branco di servi.
Villone scrive dei colloqui fra governo e Veneto, per fare dell'Italia un Paese costituzionalmente razzista. Lo stesso presidente veneto Zaia ha riferito al suo consiglio regionale, degli incontri per una legge-quadro sull'Autonomia differenziata: «Il testo è super riservato, ma ci stiamo lavorando insieme ai tecnici del ministero degli Affari regionali (retto dalla Gelmini, “la leghista” di Forza Italia che, quando guidava l'Istruzione, escluse dai programmi di studio di Letteratura del Novecento tutti i poeti e gli scrittori meridionali e voleva corsi di riqualificazione solo per i docenti del Sud) e a quelli del ministero dell'Economia».
“Cosa non va in questa dichiarazione? Tutto”, scrive il professor Villone, a partire dalla “trattativa privata e segreta tra Regione e ministeri”: una follia (ne vedremo fra poco le devastanti conseguenze). Tanto che Villone si chiede se Zaia mente o dice la verità, il che meriterebbe una “sollevazione” nazionale che incredibilmente non c'è. Se il centrodestra tace perché Zaia è leghista, Forza Italia e il partito della Meloni sono alleati; e il Pd perché, su questo, il presidente dell'Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, è più leghista di Zaia; perché tacciono i parlamentari del Sud di quei partiti? E i cinquestelle che esistono per i voti presi al Sud, lo svendono per raccattare qualche zero virgola in terra padana? E perché tacciono i sindacati (due segretari nazionali su tre, quelli di Uil e Cisl, sono calabresi); e che fanno i giornali del Sud? E i presidenti delle Regioni meridionali?
La cosa è davvero inconcepibile, perché da Zaia arriva un vero e proprio sputo in faccia al Sud, che a Napoli tradurrebbero così: se ti sputo dimmi grazie, perché ti improfumo.
Non ci credete? Provo a rinfrescare la memoria:
1 – l'Autonomia differenziata l'hanno richiesta le Regioni più ricche, poi si sono accodate altre (persino qualche sciroccata del Sud), per trattenere al Nord soldi di tasse che ora vanno allo Stato centrale. Questa porcheria cambierebbe la natura dello Stato-Italia, che risulterebbe composto da cinque Regioni a statuto speciale (Sicilia, Sardegna, Trentino Alto Adige, Valle d'Aosta, Friuli Venezia Giulia), da Regioni ordinarie e Regioni ad Autonomia rinforzata; i cittadini avrebbero diritti differenti, secondo la residenza.
Si porrebbero le basi per la dissoluzione del Paese, perché, se passasse tale porcata, per il Sud non resterebbe che la secessione. E questo lo decidono per tutti il signor “nonmirappresenta” Zaia, l'anti-terrona Gelmini e funzionari del ministero dell'Economia? E il Parlamento cosa lo abbiamo eletto a fare? E le altre Regioni aspettano abbiano deciso che fare questi statisti in saor? (in saor si fanno le sarde a Venezia. Io non posso per intolleranza alimentare, ma chi le ha mangiate dice che sono buone. Non avevo dubbi che ci fosse di meglio, in Veneto);
2 – cosa chiede con l'Autonomia il Veneto, capofila del partito della razzia (voleva il referendum per la secessione, ma fu bocciato dalla Corte Costituzionale)? Che la gestione di tanti servizi oggi gestiti dall'amministrazione centrale passi alle Regioni (poco male, un Paese può decidere di farlo). E passino alle Regioni pure i soldi per dare quei servizi ai cittadini (idem come sopra). E che quei soldi, però, non corrispondano al costo dei servizi, ma siano in proporzione al gettito fiscale (alla ricchezza) della Regione.
Quindi (ci pensate con quale faccia?), per una penna da un euro, si dà un euro a chi è povero e due, tre, quattro..., a chi è ricco il doppio, il triplo, eccetera; quindi, con un euro il più ricco compra la penna e con gli altri diviene sempre più ricco, svuotando la cassa dello Stato. Il governo Pd guidato da Paolo Gentiloni firmò questa schifezza, senza che il testo (di fatto, segreto) fosse sottoposto al Parlamento. Con pochi altri, portai personalmente ai parlamentari ignari, le cartelline fotocopiate a casa mia, con il documento e le analisi di specialisti.
Il Veneto (e gli altri della banda padana) chiedeva anche che opere pubbliche realizzate nel suo territorio con i soldi di tutti gli italiani, divenissero demanio regionale, ovvero patrimonio dei soli veneti (che potrebbero rivendersele e fare cassa). In tal modo, lo Stato di tutti gli italiani diverrebbe più povero e gli abitanti delle regioni ricche ancora più ricchi, a spese degli altri.
Quindi, non solo gli si è fatta, per dire, una rete ferroviaria che altri non hanno, ma hanno pagato (pensate a Matera, senza ferrovia), se ne volevano pure impadronire. Dovesse l'Italia costruire una strada per migliorare i collegamenti con l'Austria, attraversando il Veneto, gli italiani la pagherebbero e il Veneto ne sarebbe proprietario.
Poi, la pretesa più spudorata: la richiesta dell'Autonomia prevede che le Regioni razziatrici, comunque vadano le cose, non possano ricevere meno di quanto avuto finora (è la famosa, indegna “spesa storica” che ha creato due Italie). Fosse stata approvata tale schifezza prima della pandemia di covid che ha fatto precipitare l'economia, avremmo avuto che il resto del Paese, ovvero le Regioni più povere, avrebbe dovuto sopportare da solo il crollo dei conti e sobbarcarsi un ulteriore salasso per garantire al Veneto (e altri eventuali cofirmatari: Lombardia, Emilia Romagna e...?) il livello di entrate pre-covid. Una assicurazione ai ricchi, pagata dai poveri. Se invece le cose vanno bene, loro si tengono tutto.
Ed è qui che arriva lo sputo (non che finora fosse acqua di rose): l'entità del “gettito”, ovvero i soldi che dallo Stato centrale dovrebbero andare al Veneto (e alle altre regioni ricche) con il prelievo di una quota delle tasse nazionali, viene discussa in segreto da compagnucci di merenda padani (“super riservato”, dice Zaia, come siano solo fatti loro, non pure degli italiani che stanno cercando di fregare).
Se, stabilito e approvato il “gettito”, l'economia dovesse andare così bene da generare un “extra-gettito” (un di più), San Luca Zaia elemosiniere, devolverebbe gli avanzi alle Regioni meridionali (quando si è troppo pieni, ruttino..., e puoi pure gettare l'osso ai cani).
Zaia è capace dica sul serio, credendoci. Ma secondo il professor Villone, “vuol comprare il silenzio o l'assenso del Sud con qualche spicciolo”. E qui il prof sbaglia: Zaia non ha bisogno di comprarlo il Sud, se lo può prendere gratis, perché (a parte segnali di consapevolezza e resistenza interessanti ma minoritari) è già in ginocchio, e non nel senso del disastro economico, ma in quello servile. Guardate che questa porcheria è così indigesta, che anche nelle regioni predatrici, dal Veneto alla Lombardia, all'Emilia Romagna, ci sono movimenti, iniziative per impedire che distrugga il Paese chiamato Italia.
Ecco perché il professor Villone chiede come mai non ci sia, a Sud, “la sollevazione” e tacciano i parlamentari e presidenti delle Regioni meridionali (a parte e in parte il campano Vincenzo De Luca). Stanno rubando pure i figli al Sud. Dov'è “la sollevazione”, se non lo smuovono nemmeno le trattative segrete Governo-Veneto contro il Mezzogiorno?