Chi conosce la geografia interna della sinistra calabrese sa benissimo che la strategia politica è appannaggio di Nicola Adamo. Il governatore senza la capacità tattica di quello che oggi è considerato il presidente ombra della regione sarebbe naufragato non in mare aperto ma in uno dei laghi minori della Sila. Guerre, spaccature, divisioni, sconfitte clamorose alla fine della fiera hanno sempre fruttato alla tribù dell'ex parlamentare postazioni istituzionali di prestigio
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I rumors sono pronti a scommettere che alla fine Mario Oliverio si ricandiderà nonostante la posizione del Pd. I più vicini alle posizioni del governatore parlano già di sei liste pronte. Il Pd potrebbe diventare la settima. Insomma il terrorismo politico verso il partito romano e tutti coloro che della ricandidatura di Oliverio non vogliono sentir parlare è ai massimi livelli. I più stretti collaboratori del presidente della Regione Calabria, infatti, sono straconvinti che Oliverio andrà fino in fondo, rompendo con il Pd e correndo da solo. Senza insegne di partito.
Mario Oliverio non è mai stato un cuor di leone, e nemmeno un fine stratega. È stato sempre considerato poco più che un modesto politico di paese. Un provincialotto. Chi conosce la geografia interna della sinistra calabrese, infatti, sa benissimo che la strategia politica in territorio bruzio e, negli ultimi anni, in Calabria, è sempre stata appannaggio di Nicola Adamo. Mario Oliverio, dunque, senza la capacità tattica di quello che oggi è considerato il presidente ombra della regione, sarebbe naufragato non in mare aperto ma in uno dei laghi della Sila. E Nicola Adamo ragiona solo con un metro di misura: la propria convenienza politica. Il resto sono chiacchiere. Se Oliverio si arrenderà ai desiderata del Pd nazionale ritirando la propria candidatura, ose arriverà alla rottura definitiva con il proprio partito, dipenderà solo ed esclusivamente da quello che ha in testa Nicola Adamo.
Le firme di alcuni segretari di circolo, gli appelli dei sindaci, l’assemblea degli autoconvocati a favore della ricandidatura di Oliverio, sono il frutto della “strategia della pressione” messa in atto dal vecchio e intramontabile leader dei democrat. Adamo è pronto a difendere il proprio spazio fino all’autodistruzione. Dimostrando, se ancora ce ne fosse bisogno, che è forse il più autorevole rappresentante di quel ceto politico che ha impedito alla Calabria di decollare. È il degno rappresentante delpartito dei “capibastone”, i quali da un pezzo hanno perso ogni valore e spirito di appartenenza. Walter Veltroni, in un comizio proprio a Cosenza, osò definirli le statue di sale del Pd calabrese. Walter è passato, Nicola, invece, è rimasto. E Adamo, Oliverio, Bruno Bossio ancora una volta si ritrovano a decidere il destino del centrosinistra.
La manifestazione di forza organizzata qualche giorno fa al teatro comunale di Catanzaro da alcuni circoli autoconvocati del Partito, rientra in un cliché consolidato della “strategia della pressione” targata Adamo. L’obiettivo è sempre lo stesso: fare pressione sul Pd romano. La sceneggiata è venuta così bene che qualche incauto collega di qualche testata giornalistica, vedendo la partecipazione di un paio di centinaia di persone, è caduto nella trappola, rappresentando la maggioranza PD dalla parte del governatore. Eppure bastava guardare la platea per comprendere che in quel teatro catanzarese era andato in scena qualcosa di diverso di unarivolta della base democrat a favore di Oliverio. Per riempire il teatro Oliverio aveva richiesto finanche l’aiuto del buon generale Aloisio Mariggiò, commissario di Calabria Verde, il quale ha gentilmente “invitato” a partecipare 150 operai forestali alla manifestazione che sarebbe stata conclusa dal Governatore. Un paio di pullman sono arrivati dalla “rossa” San Giovanni in Fiore. Anche i relatori sul palco proprio disinteressati non erano, considerato che sono tutti assunti presso le strutture speciali della Giunta e della Presidenza regionale, compreso il segretario della federazione Pd di Cosenza e il vice segretario di quella di Crotone.
Al teatro comunale di Catanzaro, dunque, è andata in onda più che una manifestazione, una rappresentazione. Per dirla con il linguaggio contemporaneo una straordinaria fake news confezionata per intimorire i vertici nazionali del Pd. È evidente che se Mario Oliverio non fosse stato presidente della Regione, la riunione degli autoconvocati si sarebbe potuta tranquillamente convocare nella sala da the di un bar qualsiasi di Corso Mazzini. Tuttavia, proprio questi metodi, ormai abbastanza noti anche oltre il Pollino, hanno indotto i democrat nazionali a non concedere le primarie, che in Calabria tutto sono, tranne che una manifestazione di democrazia. Nicola Adamo comunque non si fermerà, anche perché il problema non è più quello di vincere, ma di presidiare una postazione anche di opposizione. La questione sta tutta li. Spaccare, dividere, magari utilizzando anche Oliverio come kamikaze. L’obiettivo, infatti, è quello di esserci fra qualche anno, quando si ritornerà a votare per le politiche e qualcuno potrebbe chiedere a Nicola di mediare, di ricucire, magari in cambio di una nuova candidatura al Senato o alla Camera. E l’ex consigliere regionale democrat, nella giungla della lotta politica, si muove senza scrupoli. D’altronde non è la prima volta che è arrivato a rotture clamorose con il PD. Alle regionali del 2010, per esempio, lanciò una rivolta contro la ricandidatura di Agazio Loiero. Sostenne anche una petizione che raccolse 1000 firme. Alla fine ritirò tutto, accettò la riconferma di Loiero e in cambio ottenne la quinta ricandidatura in deroga allo statuto. Il compromesso, fu definito per anni il “patto di CapoSuvero”.
Per non parlare di ciò che avvenne alle comunali di Cosenza, al primo turno Adamo si schierò con il candidato del Pd Perugini, il quale però, non venne sostenuto da Oliverio. Al secondo turno, Nicola Adamo, si guardò bene dal sostenere l’avvocato Paolini, sostenuto finanche da Pierluigi Bersani. I voti di Adamo furono determinantiper la vittoria di Mario Occhiuto. E poi ci fu la fuoriuscita dal gruppo Pd alla Regione e l’adesione al gruppo misto. Alla fine però, Nicola Adamo, è sempre andato all’incasso. 25 anni di Consiglio regionale e poi prima e seconda legislatura al Parlamento per Enza Bruno Bossio. Guerre, spaccature, divisioni, sconfitte clamorose, alla fine della fiera hanno sempre fruttato alla tribù di Nicola Adamo postazioni istituzionali di prestigio. La battaglia all’interno del Pd verte su queste dinamiche. E anche oggi non è cambiato assolutamente nulla. La Calabria e il destino dei calabresi non alberga più nella discussione di quella che, un tempo, fu la sinistra calabrese.Una situazione per la quale calza a pennello, una simpatica metafora coniata dal collega Paolo Orofino da Giletti: “la Calabria in braccio a Maria”. Oliverio, invece, in braccio a Nicola Adamo.