Le parole del neo procuratore di Catanzaro, Curcio, pronunciate al suo insediamento, sono di straordinario valore: «Io raccolgo la sfida ma vorrei che fosse chiaro che l’azione repressiva dello Stato non rappresenta mai la soluzione al problema della criminalità mafiosa».

Una rivolta delle coscienze sarebbe una vera rivoluzione per il Sud e per la Calabria in particolare. Lo Stato non vincerà mai se si pensa che la lotta al crimine si possa vincere aprendo nuove caserme e chiudendo sempre più scuole. Occorrono più magistrati, più poliziotti, più imprenditori onesti e meno istituzioni corrotte, ma come disse lo scrittore Gesualdo Bufalino: «La mafia sarà vinta da un esercito di maestre elementari». Bufalino lo disse dopo la morte dei giudici Falcone e Borsellino.

La scuola e la cultura fanno paura non solo alle mafie, ma anche al potere costituito, perché aprono la mente ai nostri ragazzi rendendoli più forti e attrezzati contro ogni forma di prevaricazione, di illegalità e di corruzione.

Abbiamo bisogno di una nuova generazione politica, perché quella attuale ha fallito su tutto. Ancora oggi sentiamo balbettare cose vuote e banali davanti a problemi grandi e complessi. E molti immaginano che basti qualche comunicato stampa e un po’ di post sui social per rappresentare le esigenze della gente che terribilmente soffre e vive una crisi assai profonda.
Abbiamo bisogno di una generazione nuova in ogni campo: che sia immune ad ogni forma di corruzione perché educata alla legalità, alla giustizia, alla verità. Solo una rivoluzione della cultura e delle competenze può far vincere la Calabria.

Oggi la mafia è un’altra cosa. E trova davanti una società che è anch’essa un’altra cosa. E mentre i cittadini fuggono dal voto mettendo in grave crisi la democrazia, la cosiddetta "società civile” è scomparsa. Così pure il mondo della cultura, mentre non vediamo più in giro tanti “imprenditori illuminati”.

Nessuno vuole più "sporcarsi le mani”, lasciando così spazi immensi a personaggi minori, inadeguati e incompetenti, che occupano posti di potere non avendo alcuna qualifica. Ma è così che la Calabria muore!

Ed ecco perché ha davvero ragione il procuratore Curcio: «Ci vuole l’impegno di tutti, una rivolta delle coscienze, una vera e propria rivoluzione culturale». E non solo per battere ogni forma di criminalità e corruzione. Ma anche per far vincere la Calabria, facendola uscire dal declino e dall’arretratezza.

Questo gruppo editoriale, queste testate giornalistiche, intendono diventare sempre più una palestra di informazione che diventa formazione, che apra le porte a nuove idee e a nuovi progetti. Siamo qui per dare voce a chi non ha voce, a chi ha voglia di lottare, a chi ha voglia di combattere. Perché tutto oggi è possibile in Calabria, tranne che stare zitti, che stare a guardare, vedendo morire la speranza.