L’istruzione universitaria sta attraversando una fase di profonda trasformazione, in particolare per ciò che riguarda i corsi legati all'innovazione e alla gestione delle nuove tecnologie. Ne abbiamo parlato con il professor Antonio Padovano, docente di Smart Factories presso il Dipartimento di Ingegneria Meccanica, Energetica e Gestionale (Dimeg) dell’Università della Calabria (Unical).

La richiesta di laureati in Ingegneria e Gestionale è in costante crescita in Italia, alimentata da un mercato del lavoro sempre più orientato verso la digitalizzazione e la sostenibilità. Secondo Padovano, i laureati dell'Unical si distinguono per l'alta appetibilità sul mercato, grazie alla qualità della formazione ricevuta e alla capacità di rispondere alle esigenze sempre più complesse delle aziende.

Il Dimeg dell'Unical annovara strumenti all'avanguardia per formare gli studenti. Il progetto Leonardo spiegato dal professore Antonio Padovano.

Le sfide della formazione oggi includono l'adattamento ai cambiamenti tecnologici e sociali, come il passaggio all'Industria 4.0 e 5.0, dove l'uomo riveste un ruolo cruciale all’interno di sistemi altamente automatizzati e intelligenti. «L'ingegnere gestionale non si limita più a ottimizzare i processi produttivi» spiega Padovano, «ma deve porre attenzione anche alla centralità dell’essere umano, integrando tecnologia, resilienza e sostenibilità».

Unical, cos'è il progetto Leonardo

L’importanza del fattore umano emerge anche nel confronto con l’intelligenza artificiale, tema centrale nel dibattito contemporaneo. «L’intelligenza artificiale non sostituisce l'uomo ma lo affianca, rendendo essenziale il contributo umano nell’interpretare e guidare l’innovazione tecnologica» afferma il professore. Un esempio concreto è il progetto Erasmus Leonardo, che Padovano guida insieme ad altri docenti e che prevede la creazione di un micro-birrificio all’interno del dipartimento stesso. Gli studenti partecipano direttamente alla produzione, sperimentando tecniche avanzate come l’intelligenza artificiale e l’analisi dei dati per monitorare e ottimizzare il processo produttivo.

L’Università della Calabria si è evoluta significativamente negli ultimi anni, passando da un approccio più teorico a uno che privilegia sempre più la pratica e l’esperienza diretta con le aziende. «Vogliamo formare ingegneri che non solo conoscano le tecnologie, ma sappiano anche implementarle in contesti reali e diversificati, dal piccolo artigiano locale alle grandi multinazionali» chiarisce Padovano.

Collaborazioni strette con il mondo imprenditoriale, sia locale che internazionale, rappresentano uno dei punti di forza dell'Unical. «La sfida per il futuro» continua Padovano, «è creare consapevolezza sul valore delle tante eccellenze già presenti sul territorio calabrese, fermando così la cosiddetta fuga dei cervelli». Gli studenti del corso, infatti, realizzano podcast dove incontrano e dialogano con imprenditori locali, imparando direttamente dalle loro esperienze e creando legami professionali utili per il futuro.

Padovano guarda al futuro con ottimismo, forte del successo ottenuto da questo modello formativo basato sulla creatività e sulla partecipazione attiva degli studenti. Un approccio, conclude, che non solo forma ottimi professionisti ma rappresenta un’opportunità per la crescita economica e sociale della Calabria e dell’intero territorio italiano.