Più di metà degli italiani ha già prenotato le proprie vacanze. Per la precisione il 54,7 per cento. Di questi, oltre l’86 per cento sceglierà una località del Bel Paese, e la parte del leone la farà, come al solito, il mare. Gli stranieri attesi sono quasi 40 milioni, per un totale di 166 milioni di presenze (cioè il numero di pernottamenti). Un botto.

Le magnifiche cinque... e la Calabria non c'è

Secondo Demoskopica, cinque sono le regioni che risultano più attrattive: la Puglia con 1,9 milioni di arrivi (+13,6%) e 10,6 milioni di presenze (33,9%), la Toscana con 4,1 milioni di arrivi (+13,4%) e 19,1 milioni di presenze (23,3%), la Sicilia con 1,7 milioni di arrivi (+13,2%) e 6,5 milioni di presenze (23,6%). E ancora, l'Emilia-Romagna con 4,5 milioni di arrivi (+12,9%) e 23,1 milioni di presenze (26,3%), la Sardegna con 1,5 milioni di arrivi (+12,8%) e 8,2 milioni di presenze (20,0%).

Dalla cima della classifica manca la Calabria, che sempre secondo l’istituto presieduto da Raffaele Rio potrà contare su 981mila arrivi (+12,1%) e 6,2 milioni di presenze (19,8%), cioè di notti trascorse dai clienti nelle strutture alberghiere della regione.
Insomma, senza fare praticamente niente, la Calabria potrà comunque cavalcare l’onda lunga della fine delle restrizioni anti pandemia.

Lo spot d'autore da rifare

Ma si poteva fare di più. Anzi, si doveva fare di più per fruttare al meglio la prima estate post Covid. E sì, perché mentre le altre regioni ci martellano da settimane con spot promozionali che passano su tutte le reti tv nazionali, da queste parti si sta ancora mettendo mano al corto di Muccino, Calabria terra mia, per cercare di renderlo digeribile dopo la tempesta di polemiche che seguì il suo debutto “clandestino” nell’ottobre 2020.

Non una presentazione ufficiale, ma un post pubblicato sui social dall’assessore Gianluca Gallo, che decise di rompere l’embargo che la stessa Regione aveva imposto dopo la presentazione in anteprima (e per pochi) al Festival del cinema di Roma appena un paio di giorni prima. Un modo probabilmente per tagliare la testa al toro e rendere pubblico uno spot promozionale costato 1,7 milioni di euro che aveva già lasciato perplesso chiunque avesse avuto l’occasione di vederlo e del quale nessuno voleva prendersi la paternità con i fischi annessi.

Critiche feroci

Le critiche, infatti, furono subito feroci: una Calabria irriconoscibile, più simile alla Sicilia, a cominciare dall’accento dei protagonisti; uno script zeppo di luoghi comuni e stereotipi, come la gente con la coppola che si sposta a dorso di mulo; gli agrumi che miracolosamente maturano in piena estate e un mare photoshoppato dall’improbabile colore fosforescente. Insomma un disastro.
Eppure, nelle intenzioni della Regione quello spot avrebbe dovuto rilanciare l’immagine della Calabria in tutto il mondo, grazie anche alla firma del regista dell’Ultimo bacio, Gabriele Muccino appunto.

Conto salato

Dopo la pioggia di buu il corto è rimasto nel cassetto e l’esplosione in Europa della pandemia nelle settimane successive ha contribuito a farlo dimenticare. Finché non c’è stato da saldare il conto alla Viola film, la società di produzione di Muccino, che l’ha realizzato.

A quel punto la Regione ha fatto un po’ di ammuina sostenendo di non voler pagare perché Muccino, il giorno dopo il Festival di Roma, aveva spoilerato il cortometraggio pubblicandolo sul proprio canale Vimeo (una piattaforma video), violando così uno degli obblighi contrattuali. Alla fine, si è arrivati a un accordo transattivo e la Regione ha versato 1,2 milioni di euro risparmiando circa 500mila euro. L’intesa, siglata lo scorso aprile, prevede anche l’impegno ad apportare delle “migliorie”. Ed è quello che si sta facendo in queste settimane, con nuove riprese che vengono effettuate su vari set sparsi per la regione.

Ora è troppo tardi

Quando sarà pronta la nuova versione del corto non si sa, ma è già troppo tardi perché aiuti a spingere la stagione turistica già iniziata.
Morale della favola, mentre le altre regioni d’Italia da settimane investono in spazi pubblicitari sulle reti televisive nazionali che rilanciano a palla i loro spot (come quelli di Puglia, Sicilia, Umbria, Toscana, Trentino, solo per fare qualche esempio), in Calabria - nonostante i soldi già spesi - siamo ancora a far schioccare il ciak.
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