Orsomarso e Presta puntano su una campagna di marketing territoriale martellante, attenzione focalizzata sull'identità culturale, eccellenze tirate a lucido e riscoperta delle radici
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La rivoluzione, diceva Bakunin, è sempre per tre quarti fantasia e per un quarto realtà. Servirà invertire le proporzioni, però, per riuscire a condurre in porto la rivoluzione del turismo locale sognata dalla Regione, con Fausto Orsomarso in testa. Lo slogan c'è già – “Calabria Terra dei padri” – ed è il nome del progetto presentato un paio di giorni fa dall'assessore insieme al presidente ff Spirlì e all'uomo chiamato a riscrivere il futuro di un settore che già oggi vale circa il 26% dell'intero Pil regionale: Lucio Presta. Sarà, infatti, l'ex ballerino divenuto manager delle star, nato a Cosenza e consacratosi a Roma, a guidare l'ancora ipotetica rivoluzione. Nessun compenso previsto per lui, sulla falsariga di quanto già accaduto con Giovanni Minoli alla Film Commission. Rispetto al giornalista torinese, però, Presta come project manager avrà a disposizione un budget più ridotto: due milioni di euro i soldi previsti da principio, ci ha spiegato Orsomarso, specificando però che la cifra sarà suscettibile tanto di aumenti quanto di diminuizioni in base a quelle che saranno le esigenze del momento. Il Piano di Azione 2021 approvato dalla Regione una settimana fa, in cui si parla proprio di "Terra dei padri," recita: «Il costo per la realizzazione dell’operazione per il 2021 è pari a € 650.000,00. Sulla base dei risultati conseguiti nella prima annualità, l’Amministrazione si riserva la facoltà di finanziare il progetto per ulteriori annualità». Ottimismo e fiducia non mancano. Ma nemmeno abbondano, parrebbe.
Il ritorno a casa
Ma che cos'è in concreto “Terra dei padri”? In estrema sintesi, pubblicità. Marketing che spinga i calabresi emigrati o i loro eredi a (ri)scoprire la terra da cui sono partiti, essi stessi o i propri antenati, per cercare fortuna altrove. Soltanto a Roma sono oltre mezzo milione, un numero che aumenta vertiginosamente se ci si sposta oltre i confini nazionali per focalizzarsi sulle comunità sviluppatesi nel resto d'Europa, nel Regno Unito, negli Usa, in Sud America, in Canada o Australia. L'idea, già sfruttata con successo in Irlanda da un decennio abbondante, è quella di far leva sul senso di identità e appartenenza di queste comunità per invogliarle a scegliere come destinazione delle proprie vacanze la Calabria. E di farsi trovare pronti al loro arrivo. Si chiama turismo genealogico o di emigrazione ed è un fenomeno in costante sviluppo. Per cavalcare quest'onda, però, c'è bisogno di una programmazione che non si limiti a ridurre tutto all'ennesima e banale “carrambata” dell'emigrato che torna a salutare ogni estate i parenti nel suo idealizzato paesino natio. Massimo rispetto per i nostalgici di ritorno, ma il target deve essere ampliato, trovando il modo per conquistare l'interesse anche di quegli emigrati di seconda o terza generazione che magari da queste parti non sono mai stati. E che in viaggio si aspettano di trovare non solo qualche lontano cugino, ma servizi, accoglienza, itinerari culturali e naturalistici, percorsi enogastronomici, app e portali web che permettano loro di organizzare un soggiorno il più personalizzato possibile con un semplice click.
La strategia
Si punterà quindi sul nostro patrimonio culturale fatto di storia, lingue, tradizioni nel tentativo di rendere l'offerta turistica calabrese più in linea con gli standard raggiunti altrove, eppure ben distinguibile da quella di altri territori. Il materiale non mancherebbe, ma va tirato a lucido e non sarà semplice. Orsomarso e i suoi mirano a individuare cento marcatori identitari nella miriade di cibi, luoghi, costumi sparsi nella punta dello Stivale e valorizzarli all'estremo in un progetto che - assicurano come consuetudine di questi casi - con la politica e i partiti dovrà avere a che fare il meno possibile. Più che con i sindaci - come la prenderanno? - la lunga strada verso il successo pare vada percorsa insieme alle associazioni e ai tanti giovani che autonomamente stanno già provando a rinnovare l'offerta turistica locale adeguandola alle esigenze dei viaggiatori contemporanei. Tutto sotto la supervisione del plenipotenzario Presta, più bipartisan che mai nel guidare - lui che è stato sfidante, seppure in pectore, di Occhiuto alle ultime amministrative bruzie - il progetto pensato dal centrodestra regionale.
Basterà sfruttare la sua ricca rete di contatti in Italia e all'estero per far sì che la martellante campagna promozionale ipotizzata dalla Cittadella si trasformi in un ritorno economico per il territorio e chi aderirà all'iniziativa o l'operazione pubblicitaria con annesso nome di grido si rivelerà una nuova Caporetto dopo il corto di Muccino? I primi a dover impegnarsi dovranno essere i calabresi che hanno avuto successo altrove, chiamati a fare da "ambasciatori" della terra che li ha respinti; i secondi, gli imprenditori e gli amministratori locali in cerca di una vetrina internazionale.
Passato, presente e futuro
"Terra dei padri" avrà un occhio al passato, attraverso soprattutto un portale in cui usufruire – recita la brochure presentata in conferenza stampa - di «servizi di ricerca genealogica, che potranno coinvolgere direttamente o indirettamente, attraverso università ed istituti di ricerca, archivisti, traduttori, storici, che possano aiutare i visitatori a ricostruire, attraverso la ricerca archivistica, le proprie origini in previsione del viaggio». Ma dovrà guardare soprattutto al presente e al futuro, permettendo al viaggiatori di costruire sul medesimo sito web il proprio itinerario lungo percorsi certificati grazie ad accordi ancora da stipulare con i tour operator; di acquistare panieri di prodotti Igp, Doc, Dop; di partecipare a eventi pensati anche in funzione del brand ideato dalla Regione; di aggiornarsi attraverso un video journal sugli sviluppi e le novità del progetto stesso.
Un'enorme operazione di marketing territoriale, insomma, che senza l'impegno congiunto dell'intero tessuto socioeconomico locale e di tutte quelle associazioni ed istituzioni estere che si occupano di Italia e Calabria nel mondo farà fatica a decollare. Orsomarso non a caso ha parlato di “people project” per sottolineare lo sforzo collettivo necessario e l'auspicio di una collaborazione da parte di tutti al di là dei colori politici, merce rara da queste parti.
Il giubileo dei calabresi
Il percorso è in salita, l'obiettivo più che ambizioso: portare 7 milioni di turisti in più rispetto ai 9,5 milioni registrati in Calabria nell'ultimo anno pre Covid. L'intenzione è di dar vita a un vero e proprio “Giubileo dei calabresi” (di ritorno), durante il quale accogliere dal primo gennaio al 31 dicembre (e in una veste rinnovata) i bersagli della campagna di marketing. Ma la strada da percorrere è lunga, tant'è che nonostante il giubileo in questione sia stato annunciato per il 2023 in conferenza stampa già non si esclude che tutto slitti di dodici mesi. Sempre che, s'intende, il prossimo governo regionale, a prescindere dal colore politico, punti quanto quello attuale alla riuscita del progetto. O che i primi risultati non tardino ad arrivare.
giuliani@lactv.it