«È il giorno più triste e nero nella storia delle Terme Luigiane». Comincia così una lunga nota diramata ieri a firma della Sa.te.ca. Spa, la società che da 80 anni gestisce il parco termale che sorge sul territorio di Acquappesa e Guardia Piemontese. Con il comunicato si annuncia la «chiusura definitiva dell'attività termale», dopo qualche anno di rinvii, ritardi e promesse non mantenute dalla politica dopo la proroga del contratto, scaduto due anni fa, con cui la Sa.Te.Ca. Spa avrebbe dovuto gestire le terme in attesa di un nuovo soggetto affidatario, ma il bando non è mai stato indetto.

 

La decisione sarebbe stata la conseguenza di una serie di provvedimenti adottati dalle istituzioni locali e che ora porteranno al licenziamento di 250 persone, a meno che un nuovo colpo di scena non torni a rimescolare le carte, come spesso accaduto negli ultimi tempi. In mattinata diversi dipendenti hanno incontrato i giornalisti nei pressi del parco per denunciare la vicenda, difendendo a spada tratta la società per cui lavorano, e chiedere l'intervento delle istituzioni.

I motivi della chiusura

La goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso, sarebbe l'approvazione da parte dei due consigli comunali del regololamento per i contratto di utilizzo delle acque termali (di proprietà della Regione Calabria) che, a parere della società Sa.Te.Ca. Spa, «destina una percentuale irrisoria di acqua (si tratta del 12%, ndr) alle strutture attualmente operative», unitamente alla decisione di stabilire «in maniera illegittima e unilaterale» la fine del rapporto concessorio al 31/12/2020 e la conseguente richiesta di restituzione di tutti i beni in concessione».

I lavoratori: «Sarà un Natale amaro»

«Sarà un Natale pieno di preoccupazioni - dice Barbara Cecchetto, una dei dipendenti - Siamo preoccupti per il nostro futuro. La Sa.Te.Ca. ci ha consentito negli anni di costruirci una casa, di mandare i nostri figli alle università, ci ha consentito di costruirci una posizione sociale dignitosa. Siamo molti rammaricati». «Stanno cancellando 80 anni di storia - le fa eco il collega Gilberto Tucci -. Stiamo vivendo una delle peggiori situazioni degli ultimi anni. Già c'erano dei problemi, con la decisione di ridurre la gestione delle acque termali al 12%, non riusciremmo nemmeno a riempire le piscine, quindi come potremmo mai garantire le cure sanitarie?».

È davvero la chiusura definitva?

«L'accodo siglato in prefettura a gennaio 2019 - dice Valentina Pulzella - direttrice del parco - era finalizzato proprio a scongiurare i licenziamenti. Noi lavoratori non capiamo perché ci si è accaniti contro le attività delle terme, decretandone di fatto lo stop». Ma forse non è ancora detta l'ultima parola, perché per salvare lo stipendio dei lavoratori ed evitare il crollo dell'economia locale basterebbe «che le istituzioni rimettessero ordine tra Comuni e l'azienda». E chissà, visti i tempi di campagna elettorale, che qualcuno non riesca a potare a termine la "missione".