Quattro generazioni di produttori di uve e di vini. Quattro mondi diversi, accomunati da valori di fondo: passione autentica, dedizione, sacrifici, serietà. Dal palmento adiacente le vigne, in cui durante la vendemmia si dormiva di notte, a una cantina armoniosa ma molto attrezzata e moderna. Dai barilotti per trasportare e commercializzare il vino sfuso, alle bottiglie di pregio. Una sintonia totale con il territorio di riferimento: l’area Doc del Cirò.

Un tempo non esistevano i concetti di biologico o di denominazione di origine, di sostenibilità e di vitigno autoctono. Ma questi “patrimoni” erano rispettati e coltivati di fatto, con consapevolezza contadina piuttosto che tecnico-scientifica. Dall’università della terra e della quotidianità si è passati alle lauree e alle specializzazioni riconosciute dagli atenei, ma le radici identitarie sono legate da un filo “rosso Cirò” che non si è mai spezzato.

Nella fotografia che correda questo breve resoconto del Vinitaly 2025, appaiono Lello Senatore, suo figlio Vito e suo nipote Antonio. Fratelli, cugini, zii, nipoti… Il valore della famiglia che condivide un progetto di vita e che si trasmette saperi, esperienze, princìpi.

Il Gaglioppo o il Greco Bianco vinificati cento anni fa davano risultati diversi rispetto a quelli che si ottengono oggi e che sono il frutto di un ampliamento rivoluzionario di conoscenze sia agronomiche, e che quindi interessano la vigna, sia tecnologiche, applicate nelle fasi di vinificazione, di maturazione, di imbottigliamento. La generazione di Vito e di Antonio, molto probabilmente, dovrà affrontare nuove sfide e nuovi adeguamenti, perché il mondo cambia a ritmi velocissimi. Mutano anche i gusti dei consumatori e, ritorneremo su questo argomento, le spinte dei mercati. Ma il vino dei Senatore sarà sempre legato a quella stessa terra, a quei filari di grappoli baciati dal sole, ordinati, amati prima che allevati.