Coincide con la consegna di un premio, la prima uscita pubblica dell’ammiraglio Andrea Agostinelli nella nuova veste di presidente dell’Autorità di sistema portuale dei mari del Tirreno meridionale e dello Jonio. Una fortunata coincidenza di date, a 24 ore della nomina del ministro Giovannini, che tributa nella città di Gioia Tauro – ad opera dell’associazione culturale Kairos – un premio che fa diventare solo un brutto ricordo l’amaro record di un servitore dello Stato che Roma ha voluto commissario per 6 anni, costringendo la portualità calabrese a fare a meno della riforma epocale del sistema.

Il rilancio del porto di Gioia Tauro

«Come prima cosa – ha spiegato Agostinelli – costituiremo il Comitato che dovrà gestire un sistema che ingloba ora anche il porto di Vibo Valentia e che potrà dare risposte, all’insegna di una rinnovata efficienza, agli scali di Corigliano e Crotone».
A partire dalla prolusione tecnica del segretario Pietro Preziosi, e di quella politica del sindaco Aldo Alessio, il premio Kairos è stato poi un omaggio fuori e dentro il protocollo al militare toscano che ha favorito il rilancio del terminal container – con il passaggio alla Msc del controllo e la clausola che ha imposto il reimpiego di oltre 300 portuali che erano stati licenziati – e del sistema ferroviario ad esso connesso. «Agostinelli - ha detto la presidente Kairos, Marvasi Panunzio – ha saputo operare assicurando sviluppo, lavoro e legalità».

Una comunità portuale

Congiunzione rara di valori, metafora di una Calabria che al tramonto del misterioso ostracismo romano – quello calabrese era l’unico super ente mai partito dopo la riforma Del Rio - cerca di recuperare il tempo perso. «Per Gioia Tauro – rilancia ora Agostinelli – l’obiettivo principale è portare attività nuove come il bacino di carenaggio».
Il presidente, nella cerimonia svoltasi nella cornice della terrazza di Palazzo Baldari, ha lanciato sfide culturali - «creare la comunità portuale», ha detto – che ora il sistema può affrontare avendo 4 anni dopo l’inspiegabile odissea di una nomina che aveva il favore di tutto l’arco politico, determinante è stata l’intesa tra il ministro e il presidente Nino Spirlì, con l’eccezione di frange minoritarie della Lega, della passata giunta Oliverio e della ministra zingarettiana De Micheli.