Il personale costretto ad andare in ferie fino al 25 marzo. L'azienda non riesce a garantire distanze di sicurezza tra le postazioni per evitare possibili contagi né di attivare lo smart working
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«Almaviva? A Rende tutto in regola» ci aveva fatto sapere l’azienda appena qualche giorno fa, lunedì scorso 9 marzo, naturalmente senza acconsentire all’ingresso delle nostre telecamere per documentare l'effettivo rispetto delle norme.
La scelta di fermarsi
Talmente tanto in regola che appena il sindaco Marcello Manna ha emanato una ordinanza di chiusura per quei call center che non fossero stati in grado di dimostrare entro le ore 11 del 13 marzo di poter garantire la sicurezza degli ambienti di lavoro, secondo le stringenti prescrizioni introdotte dal decreto straordinario del Governo Conte, l’azienda ha deciso di fermare le attività. Almeno fino al 25 marzo.
Ferie forzate
Il personale è stato messo in ferie forzate. Di fatto i dipendenti pagano il prezzo più alto: quando la situazione, si spera al più presto, tornerà alla normalità, avranno utilizzato tutti i giorni di riposo spettanti da contratto, non per andare in vacanza, ma per stare a casa. Nel frattempo, si spera, Almaviva dovrebbe procedere ad una riorganizzazione dei locali, adeguandoli all’emergenza del momento.
Gli adempimenti richiesti
E quindi predisporre turni di lavoro che consentano agli operatori di sedersi a scacchiera, nel rispetto della minima distanza di un metro prevista dai protocolli sanitari; sanificare adeguatamente gli ambienti; dotare i locali di dispenser di disinfettante per le mani. E magari attivare il telelavoro, una soluzione che consentirebbe ad Almaviva di proseguire le attività a pieno regime ed agli impiegati di svolgere le proprie mansioni in piena sicurezza.