VIDEO | Come anticipato un mese fa da LaC News24, il ministero delle Infrastrutture sarebbe pronto a richiedere i fondi direttamente all’Unione Europea: ecco come si potrebbe fare (ASCOLTA L'AUDIO)
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C’è una data, quella del 5 dicembre, nella quale potrebbero cambiare le sorti della grande opera per eccellenza dello stato italiano, il Ponte sullo Stretto. Nelle ultime ore, è emerso che il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti chiederà all’Unione Europea i fondi per finanziare la costruzione del Ponte sullo Stretto: la data sarà proprio quella del 5 dicembre, giorno in cui si riunirà il Consiglio dell’Unione Europea dei Ministri dei Trasporti. L’idea del ministro Salvini, infatti, è quella di utilizzare finanziamenti diretti dell’Europa.
È stata proprio LaC News24, qualche settimana fa, ad accendere la luce sul Ponte sullo Stretto e sulla possibilità che questa grande opera potesse essere realizzata proprio utilizzando le risorse messe a disposizione dall’Unione Europea: l’indiscrezione era emersa da alcuni rumors sfuggiti durante la Europea Region Week, l’appuntamento che la Commissione Europea dedica alle regioni ed ai comuni di tutta Europa e nella quale ci si concentra sui fondi di coesione e sui finanziamenti da destinare sui territori. Adesso arriva una conferma, seppur indiretta, al fatto che il Governo è sempre più intenzionato ad iniziare una volta per tutte la partita relativa al Ponte sullo Stretto e che vuole proprio da Bruxelles un aiuto sostanziale ad un’opera definita fondamentale per lo sviluppo del Sud.
Ponte sullo Stretto, la richiesta di Salvini a Bruxelles
La discussione al momento si incardina nella progettazione del nuovo regolamento europeo sui corridoi di trasporti: all’interno di questo piano, il collegamento tra Calabria e Sicilia è inserito come progetto in fase di studio. Il Mit è al lavoro su due fronti, uno interno e uno legato alle istituzioni europee. A Bruxelles, dove si stanno presentando gli emendamenti al nuovo regolamento (la discussione sul TEN-T), il gruppo Identità e Democrazia, del quale fa parte anche la Lega, ha presentato un emendamento specifico per inserire il collegamento stabile tra Villa San Giovanni e Messina tra i cosiddetti “missing link”, i collegamenti mancanti ferroviari e stradali, da finanziare poiché di interesse europeo.
L’inserimento in questa rete è un’operazione propedeutica al finanziamento dell’opera nel regolamento TEN-T: questo piano è direttamente collegato al Connecting Europe Facility, il piano che definisce i progetti di interesse comuni ammissibili al finanziamento in questo piano. Quest’infrastruttura è in gran parte finanziata dall’ESIF e, recentemente, anche dal Fondi di ripresa e Resilienza, e deve essere quindi allineata alle politiche ambientali dell’UE. Per questo il ministero e Salvini in primis continuano ad insistere sul valore green del Ponte sullo Stretto e dell’impatto ambientale di navi e auto attualmente nell’area tra la Sicilia e la Calabria.
Dunque l’inserimento nei corridoi principali dell’Unione Europea permetterebbe di finanziare gran parte del Ponte, aggiungendo a questo le opere collaterali (materiale rotabile, opere collaterali, digitalizzazione) che potrebbero essere invece finanziati con i fondi di coesione e con il Pnrr. Per questo nelle ultime settimane le agende dei membri del Parlamento Europeo e di lobbisti, portatori di interesse e esponenti delle aziende interessate sono stati continui: segno che stavolta davvero qualcosa si sta muovendo e si sta andando oltre la propaganda.
Il modello Genova e i dubbi della Commissione: tutti gli ostacoli verso la costruzione del Ponte sullo Stretto
Intanto, il Governo corre dritto per la sua strada: nelle ultime settimane Salvini ha convocato prima tecnici e ingegneri, poi i presidenti di Calabria e Sicilia Occhiuto e Schifani per stringere il cerchio: l’idea è quello di replicare il modello Genova, che ha permesso di arrivare in tempi brevissimi alla ricostruzione del Ponte Morandi. Gli ingredienti sono la nomina di un commissario straordinario, l’aggiramento delle norme sugli appalti ed il carattere di urgenza dell’opera, per velocizzare ulteriormente i tempi e partire già nel 2023 con l’avvio dei cantieri.
Restano, però, diversi dubbi a proposito: anche qualche mese fa la Commissione Europea aveva espresso qualche perplessità, aprendo comunque all’opera. «La realizzazione del Ponte sullo Stretto richiede una valutazione completa dei costi e dei benefici ambientali e socioeconomici, tenendo conto pienamente dei rischi sismici» - era stata la risposta di qualche mese fa della Commissione Europea raccolta dall’Ansa, spiegando che comunque al momento «non rappresenta una priorità di investimento»: a questo si aggiunge l’impossibilità attuale (ma non futura) di inserirlo nelle opere finanziate dal Pnrr, poiché non potrebbe essere completato entro agosto 2026, termine ultimo attuale.
Il collegamento tra la Sicilia e il resto d’Italia, però, fa parte del corridoio mediterraneo scandinavo e quindi viene ritenuto di importanza comunitaria. L’opera però non è stata inserita tra le tratte del Connecting Europe Facility e quindi non ha al momento una copertura finanziaria: il piano del governo, però, è quello di farlo rientrare in questo piano proprio grazie all’emendamento parlamentare del gruppo di cui fa parte la Lega. L’emendamento, la spinta del Governo e la volontà politica forte dell’Italia potrebbero pesare in maniera decisiva verso il finanziamento dell’opera: in queste settimane le diplomazie tesseranno le loro tele per arrivare al 5 dicembre con la strada spianata. L’obiettivo è uno solo: realizzare, una volta per tutte, la grande opera irrealizzabile del Sud Italia.