Il Movimento 5 stelle torna a parlare del ponte sullo Stretto di Messina. In particolare, intervenendo con una nota stampa, i parlamentari calabresi 5s Anna Laura Orrico, Laura Ferrara, Elisa Scutellà, Giuseppe Fabio Auddino, Riccardo Tucci, Alessandro Melicchio e Massimo Misiti hanno ribadito la loro posizione in merito alla costruzione dell’opera: «Non è una priorità del Paese e non lo è, soprattutto, per la Calabria», hanno evidenziato.

Il dibattito sul ponte dello Stretto

Eppure l’argomento continua a far discutere: «Proprio ieri –dicono i pentastellati-, dalle colonne de Il Fatto Quotidiano un approfondito articolo riguardante l’infrastruttura faceva emergere, ancora una volta, le gravi criticità di un’opera che pur non essendo mai nata, anzi, mai partita davvero, è già costata al Paese centinaia di milioni di euro che non possiamo più consentirci l’agio di disperdere».

Finalmente, si leggeva nel pezzo, dopo 39 anni dalla nascita della società Stretto di Messina, e dopo 8 anni dalla decisione di fermare l'opera, c'è qualcuno a Palazzo Chigi che, trovando la quadra giuridica ed economica, pensa di mettere in liquidazione la società concessionaria e scrivere la parola fine a questa lunga storia di cattiva gestione della cosa pubblica: «Non siamo contro le grandi opere –prosegue la nota-, giusto rimarcarlo, ma, certamente, siamo convinti che il Sud e la Calabria necessitino di un piano delle infrastrutture che consenta al mezzogiorno di far viaggiare i propri cittadini alla stessa velocità e alla medesima sicurezza del resto del Paese. Allora, e solo allora, sarà eventualmente opportuno ragionare su un'opera mastodontica e di grande ingegneria come il Ponte sullo Stretto».

Dalla rete ferroviaria al completamento della 106

Ad oggi, suggeriscono gli esponenti del Movimento 5s: «Pensiamo all’adeguamento delle nostre infrastrutture, ai ponti calabresi da mettere in sicurezza, alle decine di strade franate a causa del dissesto idrogeologico e dell’incuria del territorio. Abbiamo ancora da elettrificare la ferrovia ionica e da lavorare per la famigerata statale 106, che viene chiamata non a caso ‘strada della morte’».

E non manca uno sguardo al futuro: «Pensiamo, in questo caso, alla cosiddetta Diagonale del Mediterraneo, una rete ferroviaria che potrebbe garantire nuovi ed adeguati collegamenti fra la Calabria, la Puglia, la Basilicata, e in particolar modo a quelle vaste aree del versante ionico calabrese, oggi ai margini del trasporto ferroviario. Una fase di ricostruzione –concludono i parlamentari del M5s- si intravede per il Paese: cogliamo l'occasione per rilanciare l'Italia e, innanzitutto, il nostro meridione attraverso scelte al tempo stesso concrete ma portatrici sane di un orizzonte sostenibile e ambizioso».

 

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