VIDEO | Giovanni Mollica difende il progetto considerato strategico anche per la Calabria: «Può dare una spinta propulsiva che serve a rilanciare anche gli altri sistemi trasportistici»
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La macro-area dello Stretto? Una Ferrari senza motore. Non ha dubbi Giovanni Mollica, messinese, ingegnere ed esperto di trasporti, che parte da questa asserzione per ribadire che «il ponte serve, proprio per trasformare in opportunità quella che è una debolezza congenita». Il tecnico, nelle vesti di attivista della Rete civica per le infrastrutture – una associazione trasversale ai partiti con l’obiettivo di ridurre il divario tra Nord e Sud – ha partecipato al convegno di Villa San Giovanni organizzato da Forza Italia con la ministra Mara Carfagna.
«E’ innegabile che oggi la Calabria – prosegue Mollica – abbia superato l’obiezione secondo cui l’opera serve di più alla Sicilia. Si è capito cioè che ha poco senso volere l’alta velocità ferroviaria fino a Reggio se poi questa regione non ha uno sbocco nella regione dirimpettaia». Esiste un tema in questi giorni che è quello del mancato inserimento del progetto nel Piano per il Recovery, sebbene l’Unione europea abbia sempre mantenuto ferma l’indispensabilità dell’infrastrutture. «Le grandi reti di cui il Ponte fa parte – prosegue Mollica – possono essere finanziate fino al 2030», lasciando intendere che le possibilità che sono allo studio – per aggirare il vincolo delle opere da completare entro il 2026 – possono essere valide per superare la doccia fredda provocata dalla scelta del governo Draghi.
«I fatti e la scienza – conclude Mollica – confermano che non esiste più una politica dei due tempi, che il Ponte può dare una spinta propulsiva che serve a rilanciare anche gli altri sistemi trasportistici. Ed è un ragionamento che riguarda molto da vicino la Calabria, perché ha poco avere un grande porto se alle spalle non ci sono infrastrutture e Zone economiche speciali di rilievo europeo».