Secondo il presidente regionale dei tour operator Danilo Parentela il conflitto in Ucraina ha per ora contraccolpi limitati sul settore. Ciò che pesa è la mancanza di programmazione da parte della Regione e la scarsità di servizi
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«Se il turismo in Calabria non decolla non è certo per colpa della guerra». Non lo dice in maniera così diretta, ma il ragionamento di Danilo Parentela, presidente della Federazione tour operator calabresi, porta a questa conclusione: «Nella nostra regione il turismo dovrebbe essere uno dei bastioni su cui poggia una fetta importante dell’economia, ma sembra che continuiamo a girare a vuoto, chi investe come noi non ha un grande aiuto da parte delle istituzioni come avviene, invece, in altre regioni».
La sua disamina sullo stato di salute del comparto parte dai numeri, ma si sviluppa lungo una via crucis affrontata anno dopo anno dagli operatori del settore, costretti a fare i conti con la mancanza programmazione da parte della politica, poca sinergia tra gli attori coinvolti, infrastrutture da terzo mondo: «La Costa degli Dei nella provincia di Vibo – sottolinea Parantela – è meta privilegiata del turismo straniero, ma basta percorrere le strade provinciali per rendersi conto del pessimo biglietto da visita che offriamo ai turisti».
Il tour operator sono gli operatori che organizzano le vacanze agli stranieri che decidono di venire in Calabria. La guerra, al contrario di tantissimi altri settori, ha avuto un impatto meno dirompente.
«La fine dello stato di emergenza legato al Covid-19 – spiega Parentela – ha dato una spinta al turismo internazionale verso la Calabria. Nei primi mesi di gennaio di quest’anno, per esempio, c’era già un trend positivo per quanto riguarda l’incoming straniero. Se confrontiamo i dati del traffico dei voli charter del 2019 e quelli del 2021 ci rendiamo conto che c’è stato un incremento del 30%».
Quando si parla di incoming, vale la pena dire che nel 2019 ha catturato una quota di mercato intorno al 30% dell’intero comparto del turismo in Calabria, con 570mila visitatori stranieri approdati nella nostra regione.
«La guerra in Ucraina – ha aggiunto – sta manifestando i primi effetti negativi perché sono stati cancellati tutti i voli charter che volavano su Lamezia Terme da Kiev e Mosca. Questi voli sono in programma a rotazione da maggio fino a ottobre, per un totale di 4 aerei a settimana. Ovviamente, il nostro progetto di aumentare il numero di rotazioni è stato congelato».
Si tratta, quindi, di 96 voli cancellati per 20mila passeggeri in meno in Calabria che si attestano su una fascia medio alta, cioè quella che comprende i turisti che spendono di più per soggiornare nella nostra regione. La maggior parte dei quali, spiega Parentela, sono dislocati «prevalentemente costa degli Dei, nella provincia di Vibo Valentia. Bisogna però spiegare bene di cosa stiamo parlando: il turismo russo viene definito “alto spendente”, ma è una quota marginale in Calabria perché non abbiamo tante strutture capaci di soddisfare le loro richieste».
L’auspicio, quindi, per i tour operator calabresi è che «non ci sia un contagio ad altri paesi limitrofi. Noi lavoriamo moltissimo con la Repubblica Ceca, Polonia, Germania e Austria. Da questi paesi abbiamo i maggiori flussi».
La battaglia per incrementare i flussi turistici in Calabria, secondo quanto racconta Parentela, poggia quasi esclusivamente sulle spalle degli operatori di settore. Pochissimo è stato fatto dalla politica nel corso degli ultimi decenni, scarso apporto arriva anche dagli aeroporti.
Stando così le cose, il tentativo degli operatori del settore è ampliare le quote di mercato, muovendosi quasi da soli in una regione che non offre grande collaborazione a chi decide di investire nel turismo: «Stiamo cercando – prosegue - di promuovere la Calabria in altri mercati per compensare gli effetti negativi che ci potrebbero essere in altri paesi a causa della guerra: abbiamo organizzato un volo diretto Parigi-Lamezia e uno Londra-Lamezia. Mercati che non risentono di questo possibile contagio».
Da dove partire, quindi, per gettare basi solide su cui costruire un mercato duraturo e florido del turismo in Calabria?
«Per esempio – dice Parentela - servirebbe più sinergia con l’aeroporto internazionale di Lamezia e con un ufficio commerciale più efficiente, perché questi voli charter che arrivano in Calabria dall’estero sono frutto del lavoro dei tour operator. Siamo noi che promoviamo la Calabria all’estero, al contrario di altre regioni».
Quello dello scalo lametino, che la politica regionale aveva praticamente perso insieme agli scali di Reggio e Crotone in favore dei privati, sembra essere un punto dolente per gli operatori: «Secondo lei è normale che in un aeroporto internazionale non ci sia duty free? Lo scorso anno hanno viaggiato su Lamezia 2 milioni di passeggeri. Pensi quanti introiti sono andati persi».
Negli ultimi anni si è fatto largo nel dibattito politico l’idea che si debba «diversificare l’offerta turistica», ma nel concreto non sono stati compiuti passi in questa direzione. Anzi, il comparto continua ad annaspare e strutture e tour operator continuano a concentrare il loro lavoro in pochi mesi dell’anno.
«Non c’è promozione del territorio – attacca Parentela – e questo fa rabbia, perché non abbiamo niente meno degli altri, con una sinergia attenta potremmo fare tantissimo. La Calabria possiede un entroterra meraviglioso fatto di borghi bellissimi; parchi naturali, ma noi come tour operator non abbiamo la forza finanziaria per promuovere in modo strutturato questa regione: abbiamo bisogno di una forte sinergia con la Regione e di aeroporto che funzioni anche come veicolo di promozione turistica».
Una critica non troppo velata alla Regione, quella di Parentela, a poche settimane dalla presentazione in pompa magna del nuovo Dipartimento del turismo, che sarà integrato con il marketing territoriale e la mobilità, mentre dalla comunicazione web ai grandi eventi, le azioni previste nel Piano turistico del 2021 sono rimaste solo sulla carta.
L’ultimo psicodramma lo si è vissuto per l’Expo di Dubai, con il mea culpa dell’assessore regionale al ramo Fausto Orsomarso e la decisione di portare in mostra nell’Emirato la Zes e il porto di Gioia Tauro. Cosa c’entrino lo scalo gioiese e la zona economica speciale con il turismo resta un mistero, ma il ragionamento di Parentela va oltre.
«Non ha senso partecipare a un evento come l’expo di Dubai – sottolinea – La Calabria non ha né le strutture né la forza per poter intercettare flussi che provengano da quelle zone: quella fetta di turismo cerca porti efficientissimi, strutture alberghiere 5 stelle super lusso, ristoranti stellati. Invece dobbiamo rappresentare la Calabria con una programmazione preventiva e nei posti giusti, magari dando un po’ di lustro per farci conoscere al mondo. Molti dei nostri colleghi italiani non conoscono la nostra terra»
L’ultimo appunto che il presidente Fto fa alla Regione riguarda l’Osservatorio del turismo, chiuso e non ancora ripristinato: «Per programmare e indirizzare gli investimenti abbiamo bisogno di sapere i numeri. Sarebbe ora di fare qualcosa in più».