VIDEO | Nel Lametino tanti imprenditori del settore sono rimasti senza manodopera perché tanti sono percettori e non vorrebbero lasciare il sussidio, proponendosi, anzi, per lavorare in nero (ASCOLTA L'AUDIO)
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Manca la manodopera, il rischio è che non si riescano nemmeno a raccogliere le olive dai rami. A lanciare il grido di allarme sono alcuni imprenditori del settore di Feroleto Antico, nel Lametino, affiancati da Agci Calabria.
Sotto la lente di ingrandimento nuovamente il reddito di cittadinanza, visto che molti di coloro che prima lavoravano in questo campo, ora sono percettori e a quanto ci raccontano la sigla e gli agricoltori, non sono disposti all’assunzione perché dovrebbero rinunciare al sussidio, anzi, si proporrebbero per lavorare in nero, in modo da potere accantonare entrambe le entrate.
Ma il mondo agricolo è negli anni diventato sempre più attenzionato nei controlli e gli imprenditori non sono disponibili a rischiare multe e sanzioni. «Si sta arrivando all’esasperazione – spiega Gennaro Raso, presidente di Agci Calabria – non si riescono nemmeno a formare le squadre di raccolta, proprio durante quella che era stata una buona annata».
«Mi mancano circa quindici lavoratori, ma tra extracomunitari non in regola e italiani con rdc non riesco a trovare chi svolga il lavoro», ci racconta un imprenditore. C’è poi il nodo dei centri per l’impiego che anziché agevolare le assunzioni complicherebbero le cose, con tempi di attesi di tre mesi, sostanzialmente il periodo di durata della raccolta.
«Grazie a Dio quest'anno avevamo una produzione eccellente, sia dal punto di vista quantitativo che dal punto di vista qualitativo – spiega Raso -. Il rischio è che di qui a breve molto di questo frutto sarà perso».
«Il reddito di cittadinanza - chiude Raso - sta influendo molto nella mancanza del recepimento della manodopera perché se uno riesce ad avere seicento euro puliti, anche offrendo uno stipendio di 1500 euro lordi, si preferisce stare a casa e non recarsi a svolgere questo tipo di lavoro, che non è un lavoro semplice, ma molto faticoso».
Il tutto in una regione in cui sono quasi 200mila i percettori di rdc ma non risulta ci sia stato fino ad ora nemmeno un inserimento lavorativo. Ad ora, insomma, nessuno avrebbe rinunciato al sussidio per il passaggio ad un lavoro. Una strumento da rivedere e correggere ma non da eliminare per i sindacati confederali ma che sta sicuramente avendo un forte impatto un'economia post pandemica già fragile e precaria.