È un momento difficile quello dell’olivicoltura calabrese. E che non dura da poco. Ma ad accanirsi su un settore già piegato dalla concorrenza dell’olio comunitario, si sono aggiunti ora rincari non da poco. Non solo il costo della manodopera, già di per sé difficile da trovare, ma anche quello dei fertilizzanti, triplicato, quello dei carburanti e tutta una serie di normative e implicazioni che fanno sì che l’imprenditoria sia in bilico e possa essere, spesso, portata avanti solo se affiancata da attività collaterali.

Così la Calabria, seconda regione per produzione olivicola, con un patrimonio varietale autoctono di 33 cultivar, si trova ad arrancare dietro un’importazione dall’estero di non poco conto. L’associazione cooperative italiane Calabria, testimone di queste dinamiche, spinge con Regione e tavoli per cambiare indirizzo.

«Serve un piano olivicolo» 

«Da tempo – afferma Gennaro Raso, presidente di Agci Calabria – dico che c'è la necessità di attivare nell'immediato un piano olivicolo per aiutare queste aziende ad abbassare i costi di produzione. La Calabria ha 180mila ettari di uliveti, la maggior parte dei quali in zone collinari, dove la coltivazione purtroppo è diversa rispetto a quella in pianura».

«Tra l’altro – continua Raso - esiste un decreto regio che vieta anche l'estirpazione di queste piante perché sono un patrimonio, sono secolari e incrementano il valore paesaggistico della nostra regione».

L'olio "sotto costo"

«Però – nota Raso - questo non premia dal punto di vista della redditività le aziende che non sopportano più tutti i costi. Produrre un chilo di olio costa minimo cinque euro, rispetto a una richiesta di mercato che di media vede un olio di qualità a dai 3 euro e 70 centesimi ai quattro euro. Questo significa che quando il consumatore va a comprare una bottiglia di olio e sull'etichetta c'è scritto olio extravergine di oliva 100% italiano a un prezzo inferiore alle 4 euro e 50 qualcosa non va. Ecco perché facciamo appello alle istituzioni e anche gli organi preposti per cercare di vedere se effettivamente il contenuto rispecchi quelle che sono le indicazioni riportate nelle etichette».

Il ruolo della Regione

«La Regione può intervenire attraverso il bando del Psr e aiutare le aziende a attivarsi ad avere e mezzi più idonei e appropriati per raccogliere con meno costi possibile». Ma i problemi sono anche altri. È aumentato il costo della manodopera e dei contributi agricoli sempre se si riesca a trovare chi vuole lavorare nelle campagne, i fertilizzanti sono addirittura triplicati e così il carburante. Un intreccio di fattori, rischi ed elementi che sta piegando il mondo dell’imprenditoria agricola che rivendica, tra l’altro, una sua specificità.