"Il colosso operante nel settore edile, di rilevanti dimensioni economiche ha chiuso battenti oltre ventiquattro mesi fa - si legge nella nota di Mangialavori - La vicenda ha avuto importanti riflessi, specie sotto il profilo ambientalistico e lavorativo. L’obiettivo dichiarato da tutti i soggetti coinvolti nella vertenza (sia istituzionali che di associazioni varie) ha avuto quale finalità precipua la reindustrializzazione dell’area e la riconversione produttiva del sito. A tal fine sono stati elaborati vari progetti, mai però attuati. In merito alle sorti dei lavoratori occorre precisare che 60 unità sono state reimpiegate in altri stabilimenti o strutture, per altri è stato incentivato il prepensionamento, 10 dipendenti, invece, sono stati collocati in mobilità. I lavoratori dell’indotto colpiti sono stati circa 400".


"Nonostante le risorse umane e politiche impiegate, a tutt’oggi non è stato avviato alcun piano di rilancio industriale e/o economico dell’area - continua il consigliere regionale- Il Tavolo già attivato per le vicende della vertenza di che trattasi, presso il ministero dello Sviluppo economico, non è mai stato chiuso, né però risulta operativo. L’intervento politico si fonda sul presupposto per cui non è ipotizzabile una crescita dell’economia locale che prescinda da progetti di rilancio dell’attività industriale, da ancorare a un’inderogabile e preliminare esigenza di salvaguardia ambientale. L’impoverimento costante che imperversa in ogni area della regione rappresenta, d’altronde, una priorità politica, la quale va affrontata con determinazione, concretezza ed efficacia".