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Una Calabria che dal punto di vista dell’inserimento lavorativo dei disabili arranca parecchio tra i fuochi incrociati della diffidenza e dei pregiudizi misti anche al fallimento per alcuni aspetti della legge ’68 che avrebbe dovuto spianare la strada e che, invece, in alcuni casi, ha fatto più danni che altro.
A disegnare il quadro è Nunzia Coppedè, presidente regionale della Fish (Federazione per il Superamento per l’Handicap). Affetta sin dalla nascita da un’artrogrifosi miogena che la costringe sulla sedia a rotelle, da 68 anni combatte a pugni stretti per l’inserimento e per i diritti dei disabili, scontrandosi con muri di cemento armato.
«Non è sempre vero che un disabile produce meno di altri, in alcuni contesti può addirittura produrre più di un normodotato – spiega a laCNews24 - bisogna trovare il collocamento giusto. Io, ad esempio, avrei potuto tranquillamente gestire un’azienda e sfido chiunque a starmi dietro».
Nunzia è un esempio per molti, sempre in prima fila, ironica e allo stesso tempo precisa e preparata, sempre curata e molto femminile, è una delle poche disabili che si espongono. E al fatto che a chi è affetto da handicap la società dica che dopo la scuola quello che gli tocca sono le mura domestiche non ci sta.
Ma è anche vero che bisogna lavorare sulla parte burocratica. Ci sono aziende che non hanno ricevuto dopo anni gli incentivi. Altre che non hanno assunto nemmeno quando venivano alleggerite perfino delle retribuzioni.
E poi, ancora, pregiudizi su cui lavorare con tenacia esistono anche nelle famiglie. E’ anche a loro che bisogna arrivare. Le opportunità non mancano. Da Garanzia Giovani alla dote lavoro possibilità, stimoli e contesti ci sono. Ma prima di tutto, forse, bisogna riuscire ad aprire le menti.