Vibo Marina, un tempo fiorente cittadina grazie alla presenza di grandi industrie come l’Italcementi che dava lavoro a centinaia di famiglie, oggi è un paese desertificato, nonostante conservi tutto il suo fascino. Ma i fasti del boom economico, che soprattutto negli anni ’70 e ’80 caratterizzò questo territorio, è ormai solo un’eco lontana. Delle grandi imprese di Portosalvo che hanno chiuso i battenti da molto tempo ormai – come la Nostromo, la Cgr (all’avanguardia nella produzione di resine sintetiche), la Saima (prestigiosa azienda che realizzava piastrelle per l’edilizia) – è rimasto solo il ricordo e qualche capannone arrugginito.

Allo stesso modo, il turismo, una volta fiorente, arranca. Bivona, che un tempo rappresentava la meta prediletta dei vibonesi che qui avevano la casa al mare, non brulica più di villeggianti. Vibo Marina è dunque una realtà emblematica e il suo riscatto, che potrebbe arrivare dal rilancio mille volte promesso dello scalo portuale, è un’ambizione di tutta la provincia vibonese. A resistere sono le poche realtà commerciali e i residenti rimasti.

A loro abbiamo chiesto quali siano le cause di questa crisi ormai cristallizzata e quali le soluzioni per risollevare le sorti della frazione marina del capoluogo. Il recente restyling di corso Michele Bianchi ha riqualificato la principale via che si affaccia sul porticciolo dei pescatori. Qui siamo andati con le telecamere di LaC. Ecco le risposte di cittadini e commercianti.