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Si dichiara vittima di usura bancaria, ma anche del sistema giustizia Rocco Scicchitano, imprenditore edile lametino, messo sul lastrico da un prestito da 50 milioni di vecchie lire chieste ad un banca popolare nel 1989.
Erano in tre fratelli e volevano aprire un negozio di abbigliamento. Il prestito venne accordato subito ma erogato dopo sei mesi. Sei mesi in cui il signor Scicchitano per fare fronte alle spese dovette ricorrere ad “amici” che gli avrebbero applicato un tasso di interesse solo di poco superiore a quello della banca.
La sua situazione economica, che fino ad allora non aveva conosciuto grandi scossoni, iniziò a vacillare. Ma la sua era una storia ancora tutta da scrivere. Con la cessione della banca ad un grosso istituto bancario nazionale le condizioni del prestito sarebbero state modificate. Un ulteriore passo verso una voragine succhia soldi che lo avrebbe portato a più di cento udienze civili.
È il 1995 quando, a fronte di un debito per una fidejussione da 80 milioni di lire, gli vengono pignorati beni per più di un miliardo. Un percorso ad ostacoli che dura dal 1989 e in cui spesso il signor Scicchitano non ha trovato sostegno né dalle associazioni di categoria né dalla giustizia.
Un imprenditore edile di successo e tenace che ora fatica ad arrivare a fine mese ma che non molla, ha intenzione di continuare a perseguire la via giudiziaria e di non sopperire ai poteri forti. Ecco perché vuole creare un’associazione per le vittime di usura bancaria e della giustizia.