Cgil, Cisl e Uil Funzione Pubblica in una lunga nota parlano di «disagio e malessere», «violazione della privacy», «lesione dell’equilibrio psicofisico» dei dipendenti
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«Eccessivo carico di lavoro, aggravato dalla mancanza dei titoli accademici e della specifica formazione e competenza richiesta dai distinti settori tecnici».
È questa la motivazione che accompagna lo stato di agitazione dei dirigenti del Comune di Lamezia Terme annunciato Cgil, Cisl e Uil Funzione Pubblica. I dirigenti quindi entrano in stato di agitazione così come già da qualche settimana lo erano i dipendenti dell’ente.
«Ciò che fortemente preoccupa – spiegano in una nota i sindacati confederali - è il fatto che di fronte alle previsioni dell’attuale macrostruttura (ben 13 settori/UOA), sono previste sette figure dirigenziali nel potenziale fabbisogno di personale, ma ne risultano in servizio soltanto tre. Tra queste – sottolineano - nessuno possiede il titolo di laurea di Architetto e/o Ingegnere richiesti per l’espletamento dell’incarico e delle funzioni nei settori di edilizia privata; urbanistica; lavori pubblici, manutenzioni ecc.».
I sindacati disegnano poi una situazione sconfortante e dalle molteplici sfaccettature. Dalla mancanza di obiettivi ex ante a quella, dal 2014 di P.E.G. e Piano della performance. Ma non solo. Assente anche l’organismo indipendente di Valutazione. Un mix di elementi che, mettono nero su bianco le sigle sindacali,
«non consentono di poter svolgere nel concreto le funzioni affidate, con il paradosso di maggiori responsabilità in plurimi settori, senza nessun riconoscimento di natura contrattuale».
«L'affidamento di incarichi, direttive e obiettivi avviene attraverso l'invio di semplici note, spesso ad oras e il più delle volte tendenti a trasferire semplicemente il prodotto di astratte responsabilità, emanate dalla Commissione Straordinaria, in pieno contrasto alle previsioni normative che disciplinano la genesi del rapporto di lavoro nel pubblico impiego, con una preoccupante violazione della privacy - si legge nella nota stampa - in quanto, frequentemente si riporta su atti ad evidenza pubblica, situazioni o condizioni di malattia, permessi o ferie, che nulla hanno a che fare con l'affidamento dell'incarico, minando in maniera immotivata e senza una evidente ratio la sfera personale e familiare dei Dirigenti».
L’eccessivo carico di lavoro comporterebbe «disagio e malessere, in quanto la mancanza delle specifiche competenze tecniche espone i dirigenti a responsabilità non gestibili ed a continue “gogne mediatiche” , che ledono l’equilibrio psicofisico degli stessi oltre la normale tollerabilità trovandosi di fatto esposti al pubblico giudizio per impegni, atti e controverse procedure ascrivibili agli organi politici, rendendo vulnerabile l’autonomia del dirigente o comunque all'impossibilità di attuare valutazioni secondo criteri logico-razionali riconducibili alla carenza di conoscenza di norme tecniche che li espone all'intollerabile rischio di arbitri, o meglio, che vengono percepiti come tali dai destinatari dei provvedimenti/determinazioni».
Il rapporto di lavoro dei dirigenti – incalzano i sindacati - «risulta totalmente stravolto dalle funzioni assegnate e dalla carenza di personale, con prevedibili ricadute in termini di conflittualità, anche alla luce delle situazioni di tensioni che si registrano sul territorio lametino, come il folto corteo di protesta di Venerdì 16 Novembre u.s. che si è concluso innanzi alla Sede municipale e che ha visto I Dirigenti , e gli altri lavoratori, destinatari delle proteste dei cittadini al pari della terna commissariale».