Nel corso del 2020 la Calabria ha perso nove punti percentuali di Pil. È questo uno dei principali dati emersi durante la conferenza stampa indetta dalla Banca d’Italia per presentare il consueto report annuale e che quest’anno affronta in maniera più approfondita l’effetto che le misure restrittive imposte per contenere la diffusione della pandemia hanno prodotto sull’economia calabrese.

L'incidenza del lockdown

Un dato, quello del Pil, che in ogni caso si attesta in media con la percentuale nazionale ma che in Calabria ha determinato un tracollo dell’attività economica soprattutto nel primo semestre dell’anno in coincidenza con il primo lockdown. Una prima ripresa è stata osservata nei mesi estivi ma con una ulteriore contrazione nell’ultimo scorcio del 2020 determinato dall’introduzione di nuove restrizioni.

Le imprese  

Secondo il report presentato dalla Banca d’Italia, le attività d’impresa hanno avuto pesanti ripercussioni. Il primo dato segnala un forte diminuzione del fatturato che ha riflesso anche il calo diffuso dei consumi. Secondo una stima di Confcommercio, la spesa in termini reali per l’acquisto di beni e servizi si è ridotta nel 2020 del 12%. Il settore più colpito è quello dei servizi privati non finanziari, in particolare, i trasporti, il commercio al dettaglio non alimentare e il comparto alberghiero e della ristorazione su cui ha inciso la caduta delle presenze turistiche. L’emergenza si è abbattuta con minore forza sul settore delle costruzioni che hanno in parte beneficiato dagli influssi positivi degli investimenti per la realizzazione delle opere pubbliche.

Il turismo

Nel 2020 il settore del turismo ha subito una battuta d’arresto. In base ai dati dell’osservatorio turistico regionale, le presenze sono diminuite di oltre il 50%. Da luglio si è assistito ad un progressivo recupero delle presenze italiane, non di quelle straniere. Nei tre mesi – da luglio a settembre – si è concentrato il 90% dei pernottamenti nella nostra regione. Di conseguenza, si è registrato anche un brusco calo nella presenza di passeggeri negli aeroporti, il volume si è ridotto del 70% rispetto al 2019.

Le misure di sostegno

In Calabria, molto più che nel resto d’Italia, è stato più diffuso il ricorso ai prestiti garantiti dallo Stato che hanno limitato la fuoriuscita delle imprese dal mercato, anche quelle più fragili e quelle più indebitate. La pandemia ha inoltre neutralizzato la riprese in termini occupazionali che si era avviata dal 2016. Il crollo del “lavoro” si è concentrato soprattutto tra gli autonomi e i dipendente a tempo determinato, mentre i lavoratori a tempo determinato hanno beneficato degli ammortizzatori sociali. Lo svantaggio si è abbattuta con maggior forza sulle categorie da sempre più deboli nel mercato del lavoro: i giovani e le donne.

L’occupazione

Nel 2020 l’occupazione è tornata a calare in maniera sostanziale. La riduzione su base annua si attesta al 4,3%, un dato doppio rispetto alla media nazionale e quella del mezzogiorno (2%). Il tasso di occupazione è sceso al 41,1%, nel 2019 si attestava al 42%, con una differenza di 17 punti percentuali rispetto alla media nazionale. L’occupazione femminile ha fatto registrare un calo quasi doppio rispetto a quella maschile. In termini d’età la fascia più colpita è quella dei più giovani. Rispetto al 2019 l’occupazione giovanile è scesa dell’11,2%. Colpiti maggiormente dalla crisi i lavoratori autonomi che in Calabria sono molti di più rispetto al resto d’Italia (-7,9%).

Blocco dei licenziamenti

In Calabria gli effetti negativi della pandemia sono stati mitigati anche dal blocco dei licenziamenti e al ricorso degli ammortizzatori sociali. Durante il 2020 sono state autorizzate quasi 34 milioni di cassa integrazione guadagni. A questa si sono poi aggiunti altri 17 milioni e mezzo di ore coperte dai fondi di solidarietà.