Una forte previsione di crescita nel turismo interno, forti tensioni per guerre e aumenti dell’energia e una necessità fortissima di superare i vincoli della burocrazia e di una politica che ascolta troppo poco gli addetti ai lavori. Parola di Sergio Stumpo, tra i maggiori esperti calabresi nel settore turistico, una società che lavora in tutto il mondo per pianificare le destinazioni del futuro e per organizzare sia nelle economie emergenti che nei big player quelli che saranno i flussi turistici della prossima estate.

Sono passati solo pochi giorni dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina, un periodo che è sembrato lunghissimo a chi non pensava di rivedere i carri armati nel cuore dell’Europa, ma tutto questo avrà pesanti delle ripercussioni sulla stagione turistica in arrivo ancora da prevedere.

Dopo le ultime due stagioni segnate dalla pandemia, infatti, pareva ci fossero i margini per ritornare a normalizzarsi. Eppure, la situazione internazionale pesa tantissimo, e quando si chiede che estate dobbiamo aspettarci la risposta è chiara: «Ci sarà una forte conferma del turismo interno – spiega Stumpo – perché veniamo una pandemia che ci ha lasciato una grande voglia di uscire di casa e riunirsi. Per questo dovremmo iniziare a parlare di turismo di prossimità relazionale, legato a quei gruppi di amici e familiari che hanno voglia di rivedersi dopo due anni. Diverso è il discorso del turismo internazionale, che ovviamente non si sarebbe riattivato di punto in bianco, per il quale serve programmazione: dobbiamo capire che non dipende dalla Russia se non arrivano i tedeschi in Calabria, per essere chiari, ecco. C’è una fetta di mercato straniero che reggerà, ma il grosso sarà mercato interno, italiani che si muovono in italia, per capirci».

Turismo in Calabria, guerra e crisi energetica incideranno pesantemente?

Le ultime settimane sono state particolarmente pesanti e questo potrà incidere: «Guerra e crisi energetica incideranno su due livelli differenti: il primo è banalmente legato al costo dei trasporti. Se aumentano i costi, ovviamente aumenteranno aerei, bus, così come i prezzi delle stanze, dei villaggi, incideranno in maniera netta. La cosa che invece è più subdola – continua Stumpo -è l’effetto di questa crisi sul reddito delle famiglie: l’Italia è una nazione di precari e liberi professionisti, che in questi due anni hanno avuto uno stop totale, se aggiungi che il costo del metro cubo del gas è raddoppiato i soldi per le vacanze sono spariti. Una famiglia di 4 persone che deve spendere tra 2000 e 2500 euro è molto complicato possa farlo: la famiglia sun& beach scordiamola, insomma, diverso è il discorso legato al ritorno dai parenti e dagli amici perché abbatte i costi»

Sanzioni alla Russia, cosa succede al turismo in Calabria?

L’analisi passa poi alle sanzioni comminate alla Russia e alle sue conseguenze: «Il flusso turistico è intermediato – continua Stumpo – c’è una catena commerciale che implica il coinvolgimento dei tour operatori, delle agenzie di viaggio e di incoming, delle compagnie aeree, dei villaggi e dei proprietari degli hotel. Questo avrà conseguenze pesanti anche perché non sarà semplice muoversi dalla Russia con i blocchi allo spazio aereo, ed a questo si aggiunge una sanzione assolutamente nuova come il blocco allo Swift. Le transazioni in turismo si fanno in dollari, quindi la Russia è tagliata fuori. Mi permetta di dire, però, che non è l’unico effetto. Dobbiamo parlare non solo di Russia e di Ucraina, ma anche di Polonia, Romania, Bulgaria, Slovacchia, Ungheria, tanti paesi che fanno parte di quell’area sottoposta allo stress della guerra. Erano mercati che avevano iniziato ad affacciarsi in Calabria e che non si muoveranno, c’è un fattore psicologico, non lasci la tua casa per andare in vacanza e non la prenoti se non sai cosa succederà domani o tra una settimana».

«Questo identico problema di percezione – prosegue – è legato anche ai flussi dal resto del mondo, dal nord America, verso l’Italia: questo è il momento della scelta, ora si stanno scegliendo e generando le prenotazioni per l’estate, e volumetricamente ci sarà un crollo. Dal nord America ci si muoverà verso l’Europa, dalla quale arrivano resoconti di guerre, di navi nel Mediterraneo, o verso altre destinazioni? È questa la domanda. Diverso è il discorso dei calabresi nel mondo, che conoscono la distanza tra Fuscaldo e Cipro, ma un americano cosa ne sa?».

Turismo e programmazione, cosa manca in Calabria?

Resta quindi da capire in che modo la Calabria possa quindi riuscire a salvare la stagione: «Beh, è complicato capire – spiega Stumpo - in che modo si possa fare leva per far venire i turisti in Calabria. Il turismo è fatto di programmazione ed a parte situazioni esterne come Covid o guerra, il turismo implica un lavoro di due o tre anni. Non è che ti chiami Calabria e vengono tutti qui a frotte. Per far venire un polacco devi fare accordi con tour operator, compagnie di viaggio, è una macchina che deve camminare insieme: se questa macchina dell’intermediazione non si muove, un polacco non vede il tirreno cosentino come destinazione ma Mikonos, e va lì. La ripresa, purtroppo, è legata ai singoli imprenditori che vogliono coerenza nelle informazioni e stabilità, programmazione, progettualità».

«Ciò che si deve assolutamente fare – continua – è passare dal tentativo di “ospedalizzare” i villaggi al normalizzarli. Se devo misurarmi la febbre, consumare in self service, fare attenzione alle folle, non è vacanza ma uno stress. Se riusciamo a dire che la Calabria non ha problemi di Covid, se la vacanza qui è normalizzata, possiamo avere una chance. In più, mi permetta, dire adesso cosa si può fare ha poco senso: gli operatori hanno già i contratti, stanno finalizzando le assunzioni, è una catena, non si possono attendere istruzioni che non arriveranno mai dalla politica».

Turismo in Calabria, serve il coraggio di osare?

Cosa serve, dunque, alla Calabria per ripartire? Alla domanda provocatoria, la risposta è netta: «Il coraggio di osare. Il mondo è cambiato, bisogna riorganizzare tutto. Ma ci vogliono coraggio, lungimiranza e competenza». Già, le competenze: ma in Calabria ci sono? «In Calabria ci sono tantissime competenze, diverso è capire se si usano. Noi stiamo programmando in Jamaica, Belize, Panama, lavoriamo per le istituzioni. Il nemico più grande si chiama burocrazia: se per fare una gara d’appalto per la pianificazione del turismo ci vogliono 30 giorni per il lancio, 60 per le risposte, altre 60 per ricorsi e assegnazioni se va bene, se ne vanno cinque mesi solo per capire chi è l’interlocutore.

La macchina pubblica non risponde alle esigenze di mercato. I villaggi e le strutture hanno già chiuso gli accordi per il vuoto su pieno, oggi di cosa parliamo? Dobbiamo parlare del sistema, della prossima stagione, non di ques’estate. Nel 1997 la mia società insieme alla bolognese Ecostat lavorà  ad un programma di pianificazione turistica: quel testo è stato oggetto di attenzione come primo modello di sistema turistico locale, studiato alla Bocconi, e quella zona è adesso la prima destinazione per turisti stranieri in Calabria. Parliamo della provincia di Vibo Valentia: quel lavoro ha permesso di arrivare a questo, ma adesso l’analisi è vecchia, va aggiornata. Però, come vede, se si pianifica qualcosa si crea: il problema è che ora si arriva qui e si trovano strade sporche, erbacce, nessun collegamento. Si sta in piscina, si vede il tramonto sulle Eolie e sul territorio resta poco: se la politica vuole soluzioni, parli con questi albergatori, con chi riempie le strutture in queste condizioni, con chi in lockdown è rimasto aperto. Gli sapranno dire di più dell’esperto di turismo di Francoforte».