Nella scorsa legislatura fu il Comitato di Controllo Contabile regionale, allora presieduto da Gianluca Gallo, a provare a stilare una relazione sul patrimonio immobiliare delle Aziende sanitarie provinciale. E scoppiò un bubbone. Immobili non accatastati, affitti irrisori, spese non giustificate. Un voluminoso dossier rimasto lettera morta.
Stavolta la Corte dei Conti ha alzato il tiro prendendo in rassegna l’intero patrimonio regionale e non solo quello relativo al comparto sanitario. I giudici contabili non sono stati teneri con l’amministrazione regionale. «Inattendibilità delle informazioni contabili, sia sotto l'aspetto finanziario che patrimoniale e, sotto quest'ultimo profilo, con particolare riferimento alla incompletezza dell'inventario dei beni mobili e immobili – si legge nella relazione della Sezione regionale di controllo per la Calabria della Corte dei conti, guidata dal presidente facente funzioni Giuseppe Ginestra, che ha analizzato la gestione del patrimonio della Regione Calabria, per il periodo compreso tra il 2009 e il 2014.
«Trascorsi oltre cinque anni dall'ultimo referto di questa Sezione - ha sostenuto il magistrato Michela Muti - al di la' dei piccoli passi percorsi verso una migliore, ma assolutamente non ancora completa, conoscenza del patrimonio immobiliare ed una corretta gestione dei cespiti immobiliari, non appare ancora manifesta una decisa volontà dell'Ente Regione nei confronti della valorizzazione e conoscibilità e del patrimonio pubblico, anche da parte dei cittadini».
Secondo i magistrati il Conto del Patrimonio della Regione Calabria risulta carente in ordine alle informazioni relative ai beni demaniali e ai beni del patrimonio indisponibile dell'Ente, accendendo i riflettori sulla competenza dei Dipartimenti Lavori pubblici, sulla Sorical, sui settori agricoltura e foreste ed attivita' produttive, oltre agli enti gestori Afor, Arssa e Consorzi industriali delle cinque province calabresi. «Solo nel 2013 - scrive la magistratura contabile - l'Afor di Catanzaro aveva comunicato di avere provveduto a censire la consistenza dei beni gestiti ed a fornire i dati, registrati su supporto informatico, consentendo l'aggiornamento dell'inventario. Inoltre, il conto del patrimonio e' stato aggiornato con i dati forniti da Sorical, la societa' gestore degli acquedotti regionali, concernenti la ricognizione dei manufatti acquedottistici, ma non dei terreni e fabbricati, ad oggi ancora non comunicati». Rispetto agli aggiornamenti mancati, la Corte dei conti ha evidenziato che «nel 2014 la Regione ha potuto aggiornare i dati solo con riferimento agli stati di avanzamento dei lavori della Cittadella regionale". Una condizione che ha portato la magistratura contabile a sostenere "quanto evidenziato da questa Sezione nella Relazione del 2010 in ordine ''alle negligenze ed inadempienze imputabili agli organismi propri sia dell'apparato interno che degli enti "satellite" della Regione medesima».
 «E' indubbio - sostiene la relatrice Michela Muti - che la ricognizione e il riordino dei beni immobili di proprietà regionale debba necessariamente derivare dal coordinamento delle attività di uffici ed enti regionali. La disorganizzazione e la mancanza di comunicabilità tra gli stessi determinano, pertanto, una gestione non razionale del patrimonio regionale e, pertanto, non efficace, efficiente ed economica».
Secondo la Corte, ben il 95% dei fabbricati e il 74,5% dei terreni che compongono il patrimonio regionale non sono inventariati e il saldo patrimoniale per il 2014 ha chiuso con un passivo pari oltre 3,5 miliardi di euro.
Uno degli esempi più eclatanti di mala gestio del settore è rappresentato dal caso del terreno sito in località Sansinato, a Catanzaro, a meno di 3 km in linea d'aria dalla nuova sede della Cittadella regionale. Il terreno di cui la Regione non sapeva di essere proprietaria era stato acquistato per una somma di 5,3 milioni di euro nel 2005 dopo una complessa procedura. Adesso l’immobile vale 8 milioni e potrebbe essere sfruttato per i più disparati usi, ma giace ancora inutilizzato.
Laconiche le controdeduzioni dell’Amministrazione regionale che tramite il vicepresidente Viscomi si è limitata a promettere di fare meglio in futuro, completando la mappatura entro l’anno in corso. Impresa che appare titanica considerando anche l’esiguità del personale (soltanto 8 unità) che si dedica alla gestione della complessa situazione.





Riccardo Tripepi