Allarme lanciato dal Laboratorio riformista calabrese: «L'Amaco dovrà svalutare il credito vantato verso Palazzo dei bruzi e sarà costretta ad avviare la procedura concorsuale»
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La dichiarazione di dissesto del Comune di Cosenza potrebbe trascinare l’Amaco verso il fallimento. Il rischio è paventato in una nota del Laboratorio Riformista Calabrese, il movimento, con portavoce Francesco Meringolo, promosso nello scorso mese di giugno con l’adesione di numerosi esponenti riformisti insoddisfatti dalle politiche dei partiti di centrosinistra.
Passività raddoppiate
La massa debitoria dell’Azienda per la Mobilità nell’Area Cosentina ammonta a poco meno di dieci milioni di euro. Al 31 dicembre del 2010 era pari a circa cinque milioni e centomila euro. «In pratica – si legge nel comunicato - il 50% circa dell’intera massa debitoria dell’Amaco è ascrivibile alle responsabilità politiche della prima e seconda amministrazione Occhiuto». La società versa in una situazione di crisi aziendale per come dichiarato dall’amministratori unico della società, in occasione dell’approvazione del bilancio 2018. Nei confronti del comune vanta un credito di 3.637.775 euro, ma la dichiarazione di dissesto avrà come conseguenza la svalutazione di questa partita attiva iscritta nel rendiconto. «Le più elementari regole di prudenza – sostengono gli esponenti del Laboratorio Riformista - indurrebbero un integrale stralcio del credito, che comporterebbe una riduzione del patrimonio netto di pari importo. Con tale misura contabile, il patrimonio netto dell’Amaco raggiungerebbe la cifra, negativa, di - 2.611.394 euro. Di fatto, l’Amaco non ha altra alternativa che non sia aprire una procedura concorsuale, e ogni giorno che passa senza che ciò sia fatto – viene sostenuto nella nota - il suo Amministratore Unico e l’intera Amministrazione comunale, assumono responsabilità civili e contabili».
I debiti verso l’erario
«Ciò che desta perplessità maggiori – si legge ancora nel comunicato - è la massa debitoria dell’Amaco nei confronti dell’Erario, pari a 3.885.291 euro, e degli istituti previdenziali per 1.676.824 euro. Una situazione, questa, prodotta dalla condotta spregiudicata dei suoi amministratori, ben descritta nella Relazione sulla Gestione dell’amministratore della società partecipata, in cui testualmente è scritto: Il debito IVA è costantemente tenuto al di sotto della soglia di punibilità penale e i debiti con gli istituti e l’Inail, sono gestiti in modo da garantire alla Società la costante regolarità del DURC. Basta qui osservare che il dissesto del comune, e il conseguente dissesto dell’Amaco, comporterebbero una situazione di evasione tributaria e contributiva di oltre cinque milioni di euro».
Il contributo concesso contra legem
«Sono anche considerevoli i dubbi sulla regolarità del bilancio 2018 – insistono gli esponenti del Laboratorio Riformista - In uno dei passaggi del documento approvato dall’Assemblea infatti, si può leggere che la società ha ricevuto un contributo del Comune di Cosenza. E’ utile però ricordare che uno dei rilievi mossi dalla Corte dei Conti è stata proprio la violazione, ad opera dell’Amministrazione bruzia, del divieto di corrispondere contributi a società partecipate in perdita. Da ciò discende che, se è vero che l’Amaco nel 2018 ha ricevuto un contributo dal Comune, allora è anche vero che tale contribuzione deve considerarsi illegittima e, quindi, dev’essere restituita. Se, poi, come sembra evidente, la natura illegittima del contributo fosse stata a conoscenza degli organi amministrativi dell’Amaco prima dell’approvazione del bilancio, allora il bilancio deve considerarsi viziato, con la grave conseguenza che andrebbe, nella migliore ipotesi del vizio non doloso, riapprovato senza l’indicazione del contributo e, quindi, con un risultato negativo per il terzo esercizio successivo».
Il rischio chiusura
«Vi è dunque l’evidente certezza che, con la dichiarazione di dissesto, la crisi dell’Amaco entra in una nuova, virulenta, fase, le cui prospettive di soluzione sembrano davvero difficili. Casi simili – si conclude la nota - si sono verificati in altre città, ove la dichiarazione di dissesto ha comportato l’immediato affidamento a gara del servizio di Trasporto Pubblico Locale della città».
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