«Sono assolutamente favorevole al green pass, ma temo che dopo l'estate la decisione del governo possa influire negativamente sulle entrate. Finché si può servire all'aperto, finché i clienti possono scegliere di entrare o rimanere fuori non c'è problema, ma con l'arrivo dell'autunno vietare alle persone di sedersi ai tavoli all'interno del locale comporterà delle perdite significative».

Franco Picerno è il titolare dell'esercizio commerciale "Il Melograno", un bar-gelateria a ridosso del lungomare di una delle tante località balneari della Riviera dei Cedri. Da qui ogni estate passano migliaia di turisti a degustare le specialità della casa, preparate con prodotti freschi e a chilometri zero e il suo esercizio è considerato un'istituzione. Ma il titolare teme che a partire dal prossimo 6 agosto, la clientela, già decimata dalla crisi economica imperante, potrebbe ancora diminuire a causa dell'obbligatorietà del green pass.

Green pass, tutti favorevoli

Il certificato, che si potrà ottenere dopo un tampone negativo o la prima dose di vaccino, servirà ad entrare in tutti i luoghi al chiuso a rischio assembramento, quali, ad esempio, piscine, palestre, musei, sale congressi, ma anche bar, ristoranti, gelaterie e pub. L'annuncio del governo Draghi ha fatto aumentare notevolmente le prenotazioni dei vaccini, che, complici le vacanze e le fughe dalle città, avevano subito una battuta d'arresto. Ma come ci racconta la cronaca di questi giorni, la decisione ha anche generato numerose proteste di piazza, nelle quali i manifestanti fanno sapere che il green pass sarebbe discriminatorio e lederebbe il diritto di scelta dei cittadini e di conseguenza la libertà individuale. A torto o ragione, ciò avrà certamente ripercussioni sull'economia. I commercianti, però, in larga parte sembrano essere favorevoli. «Meglio il green pass che un'altra chiusura del mio locale, non la sopporterei», ci dice un ristoratore. Gli fa eco un altro commerciante, che non ha dubbi: «Sono favorevolissimo al green pass, nel mio bar si entrerà solo se muniti di certificato».

... o quasi

Tra i tanti sostenitori del green pass, c'è anche qualche contrario. «Decisamente sfavorevole», tiene a precisare un giovane esercente e il complottismo no vax non c'entra nulla. «A giugno, appena ho potuto, mi sono sottoposto a vaccino. Ho fatto entrambe le dosi. Ma è stata una mia scelta, nessuno me lo ha imposto e tutti dovrebbe essere liberi di decidere in serenità, senza costrizioni». Perché se è vero che a conti fatti l'obbligatorietà riguarda solo in green pass e non il vaccino, molte persone si sono sentite "costrette" a prenotare il siero. «Non avrei voluto fare il vaccino anticovid, non mi fido - dice una cittadina - ma se non lo faccio non portò lavorare e resterò fuori da ogni cosa. Il tampone sarebbe andato bene per visite sporadiche, ma per chi svolge certi lavori partecipare a congressi, concorsi o anche cene in ristoranti al chiuso, è all'ordine del giorno. Così mi sono arresa, farò il vaccino anche contro voglia».

I clienti: «È per il nostro bene»

Malgrado qualche parere contrario, i clienti di bar e ristoranti sembrano essere tutti d'accordo: in questo momento storico il green pass è necessario. «È per il nostro bene - dice una donna seduta al tavolino di un bar - anche perché dopo un anno e mezzo ancora non siamo fuori dal tunnel. Sono favorevole». Sono favorevoli soprattutto gli anziani frequentatori dei bar, già vaccinati in tempi non sospetti: «Noi il green pass ce l'abbiamo già, andiamo dove vogliamo». E sul vaccino ai giovani rispondono: «Certo che devono farlo, prima quelli a rischio eravamo noi, adesso che siamo protetti dai vaccini sono loro che finiscono negli ospedali. Perciò, se ci vacciniamo tutti, giovani e vecchi, il Covid lo facciamo sparire dalla circolazione». E sarebbe anche ora.