VIDEO | Piegati dai danni, costretti a non trovare quanto hanno seminato la sera prima, a decine lasciano i terreni e chiedono maggiori tutele. La Cia intanto ha depositato una proposta di modifica della legge attuale
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Abbandonano i terreni coltivati per una vita. Una vita di sudore e di sacrifici che ad un certo punto sembra avere incontrato un ostacolo insormontabile: i cinghiali. Siamo a Curinga dove, accompagnati dalla Cia, abbiamo fatto un tour dei terreni delle varie frazioni e contrade incontrando i piccoli imprenditori agricoli.
La realtà è desolante. Molti hanno dovuto abbandonare i campi ai quali hanno dedicato anni di lavoro, altri continuano a lottare quotidianamente ma sapendo che quanto seminato la sera molte volte è destinato a non essere ritrovato la mattina. Ci sono poi gli incidenti, sempre più frequenti, e la paura per la proprio incolumità. Come ci spiega un uomo che accanto alla sua abitazione all’inizio del paese ha un orto che, ci racconta, «prima dava da mangiare a tre famiglie». I cinghiali glie lo hanno devastato fino a convincerlo a lasciar perdere. Ma non solo. L’orto ormai in abbandono è diventata una delle loro tappe notturne.«Arrivano tra mezzanotte e le tre in branco, io ho paura quando so che qualcuno dei miei figli deve ancora rientrare a casa» ci dice.
Intanto la Cia ha presentato alla Camera e Senato una modifica della Legge 157/92 sulla fauna selvatica. Tra i punti chiave la sostituzione del concetto di protezione con quello di gestione, la ricostituzine del comitato tecnico faunistico venatorio nella Presidenza del Consiglio dei Ministri, la distinzione delle attività di gestione della fauna selvatica da quelle dell’attività venatoria, la non delegazione delle attività di controllo della fauna selvatica all’attività venatoria, il rafforzamento dell’autotutela degli agricoltori, il risarcimento totale del danno, la tracciabilità della filiera venatoria.
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