L’azienda si giustifica spiegando di avere applicato le norme secondo le quali dopo 24 mesi di contratti a tempo determinato non si può procedere con rinnovi ma solo alla stabilizzazione. I sindacati insorgono contro il governo: «Avrebbe dovuto dare incentivi per l’assunzione a tempo indeterminato»
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«Meglio precari che disoccupati». E’ stato questo lo slogan che ha guidato il sit in degli ex dipendenti dell’Abramo Customer Care di Crotone. Dipendenti ai quali non è stato rinnovato il contratto a tempo determinato con il quale fino ad allora avevano operato all’interno della società leader nel settore dei call center. Rinnovi non avvenuti, ha motivato l’azienda, applicando le norme del decreto dignità secondo il quale dopo 24 mesi di contratti a tempo determinato ai dipendenti non possono essere somministrati altri contratti a tempo ma bisogna procedere alla stabilizzazione.
Per Fabio Tomaino, segretario provinciale della Uil, «il decreto dignita' ha portato un prezzo troppo caro per il sito di Crotone, dove sono previsti 400 esuberi. Senza polemica adesso ci aspettiamo dai rappresentanti istituzionali del territorio, dai parlamentari ai politici locali, l'istituzione di un tavolo di crisi a livello nazionale alla presenza di azienda e sindacato per trovare una soluzione che deve impegnare tutti: il governo e, se ci sono i margini economici, anche l'azienda stessa».
Critica anche la segretaria provinciale di Cisl Donne Rita Lorenzano: «Il decreto che si prefiggeva di dare più dignita' ai precari invece li ha resi solo disoccupati. Tutto questo avviene nel silenzio generale della politica. Non si può parlare di mancanze dell'azienda, perchè come tutte le aziende sta facendo quello che la legge consente di fare: dall'utilizzo degli stagisti alle agenzie interinali. Il problema –spiega la sindacalista – è a monte: il decreto doveva essere collegato a incentivi che permettessero alle aziende di trasformare i contratti a tempo determinato in indeterminato. Vorremmo che Di Maio, che gira tutta Italia, vedesse l'effetto devastante che il suo decreto sta facendo nel mondo dei call center e qui a Crotone dove non ci sono altre opportunità di lavoro».