Il Tar della Calabria ha rigettato il ricorso dell’Abramo Customer Care sul mancato rilascio del Durc da parte dell’Inps. L’assenza del documento che attesta la regolarità contributiva non permette alla società - che si trova in concordato preventivo e la cui asta per la cessione, nel luglio scorso, è andata deserta - di incassare le fatture dai committenti a partecipazione pubblica, né di partecipare ad alcune gare per aggiudicarsi nuove commesse.

Gli stipendi di agosto saranno corrisposti

I dipendenti (circa 3 mila quelli occupati in Calabria) hanno ricevuto una comunicazione da parte dell’azienda, che ha garantito comunque il pagamento della retribuzione del mese di agosto, che sarà erogata entro il 15 settembre. «Su proposta delle organizzazioni sindacali – spiega Fabio Tomaino, segretario generale della Uil di Crotone – si sta valutando la procedura della “surroga”, ovvero dare la possibilità ai committenti di erogare direttamente ai lavoratori, impiegati nella propria commessa, gli stipendi che poi si sconterebbero con Abramo».
Nello specifico, la richiesta è stata avanzata nei confronti di quei committenti a statali o a partecipazione statale, nei cui confronti la società vanta dei crediti, proprio a causa del mancato rilascio del Durc. Un’operazione, che consentirebbe all’azienda di pagare con più facilità anche gli stipendi dei lavoratori impiegati in altre commesse. Poste Italiane avrebbe già dato la disponibilità a sostituirsi ad Abramo nel pagamento delle spettanze.

Stallo e incertezza

Intanto, dovrebbe tornare a riunirsi il tavolo di crisi aperto al Mise (che nell’ultima riunione ha registrato l’assenza della Regione Calabria), ma ancora non è stato convocato: «Purtroppo- osserva il sindacalista - il silenzio e la distrazione istituzionali continuano ad essere confermati. È paradossale che dopo esserci lasciati con l’impegno di rivedersi dopo la pronuncia del Tar, si debba sollecitare l’incontro ripetendo la procedura dall’inizio. Il ministero dovrebbe di suo monitorare le attività della vertenza Abramo e cercare di prendere in mano la situazione. Anche perché, l’ipotesi di amministrazione controllata o di vendita non può essere calata dall’alto. Se non c’è un intervento istituzionale fattivo e concreto, si rischia di lasciare i lavoratori nell’incertezza e nel dubbio».

Permane, dunque, una situazione di stallo, in attesa della decisione del Tribunale di Roma, che sta seguendo la procedura concordataria: «Contestualmente – conclude Tomaino – sarebbe opportuno capire, ma ciò non avviene nostro malgrado, quali sono le intenzioni dell’azienda».