Una serrata simbolica di pochi minuti per richiamare l’attenzione su quelle strutture che ormai da più di sei mesi devono rinunciare alle giornate lavorative più importanti: fine settimana e festivi. E così anche il centro commerciale Le Vele di Montepaone, nel catanzarese ha aderito alla protesta nazionale contro le chiusure del weekend per contenere la diffusione dei contagi da Covid-19, confermate anche in  zona gialla. Alle 11 in punto serrande abbassate dunque e clienti in attesa.

 «Siamo stanchi, è da novembre che stiamo sopportando e subendo una decisione ingiusta, illogica e discriminante - ha dichiarato Federica Mazza, titolare di Cinesud -, abbiamo sempre garantito le norme, le abbiamo fatte rispettare in tutti i modi per proteggerci e proteggere dal covid e veniamo chiusi? Quando poi assistiamo a situazioni assurde nelle piazze, lungo i corsi delle città. Tutto questo non è concepibile e sta causando dei danni enormi non solo a livello economico ma anche di immagine perché siamo costretti a giustificarci davanti alla gente sul perché non possiamo aprire il sabato e la domenica, i festivi e i prefestivi. Questa storia deve finire perchè noi siamo in grado di garantire la massima sicurezza. Non vogliamo diffondere il virus, sappiamo cosa significa proteggerci e proteggere dal virus e siamo in grado di farlo. Chiediamo la riapertura immediata».

«No alle chiusure nel weekend»

Sono circa una ventina qui le attività commerciali per una struttura più contenuta rispetto alle grandi realtà, che avrebbe potuto per questo gestire meglio il flusso di clienti. Una situazione ormai insostenibile anche per i supermercati dei parchi commerciali che chiedono pertanto la revoca delle misure restrittive, come ha ribadito Luigi Salerno, vicedirettore Ipercoop del centro: «Noi protestiamo in quanto sabato e domenica non possiamo vendere merce che non sia alimentare e abbiamo grosse difficoltà con i clienti che ci vengono a fare visita e in molti casi siamo costretti a dire di no. Spesso vanno via arrabbiati nei nostri confronti. In più parecchi dipendenti che lavorano in settori diversi da quello alimentare si sono trovati a fare ferie forzate o prendere permessi per poter arrivare allo stipendio a fine mese. Forzate nel senso che si sono adeguati anche loro a questa situazione diventata ormai inaccettabile».