I sindacati (ma non tutti) sono pronti a scendere in piazza domani, giovedì 16 dicembre, per il primo sciopero generale da 7 anni. L’ultimo fu il 12 dicembre 2014, contro il Jobs Act e la manovra economica del governo Renzi. Anche allora la Cisl non aderì, lasciando il pallino in mano a Cgil e Uil, che domani manifesteranno in cinque grandi città: Milano, Bari, Cagliari, Palermo e a Roma. Nella Capitale, in piazza del Popolo, l'intervento dei segretari generali Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri.  

Otto ore di sciopero per i lavoratori pubblici e privati, ma con alcune esclusioni: non si ferma la sanità, esonerata sin dall'inizio, e neppure la scuola, che ha già incrociato le braccia venerdì scorso. Esclusi anche i settori delle poste, alle prese con la scadenza del pagamento Imu, e dei servizi ambientali.

Stop, invece, per i trasporti (ad eccezione di alcuni servizi e aziende a livello territoriale) e per gli altri servizi pubblici e i settori privati, dalla Pa all'industria e ai servizi.

Anche dalla Calabria giungono le adesioni, con la Cgil area vasta Catanzaro-Crotone-Vibo che sarà in piazza a Bari, «per chiedere al Governo le giuste risposte nella Legge di Bilancio per il mondo del lavoro, per la previdenza, i giovani, le donne, il Mezzogiorno. Contro una riforma fiscale e previdenziale totalmente iniqua dal punto di vista sociale». È quanto afferma il segretario generale della Cgil Area Vasta, Enzo Scalese, sottolineando la grande partecipazione dei dirigenti e degli iscritti del sindacato di Landini nell’area centrale della Calabria che si sono preparati allo sciopero generale di domani, indetto da Cgil e Uil, attraverso assemblee e attivi svolti nei luoghi di lavoro e nel territorio.

«La ripresa del Paese non potrà esserci se a pagare sono sempre i soliti - continua Scalese -, occorre sanare le disuguaglianze economiche, sociali e territoriali per assicurare una crescita che guardi ai bisogni di tutti e tutte. Per il futuro dell’Italia, il Governo deve rimettere al centro il lavoro: solo in questo modo possiamo costruire il necessario cambiamento, per ottenere risposte nell’immediato e in prospettiva per tutti i generi e tutte le generazioni. Servono concrete misure su sviluppo, occupazione, fisco, previdenza presentino elementi di equità e solidarietà, per determinare adeguate politiche industriali e contrastare il precariato. Misure che in questa legge di bilancio non si colgono nemmeno tra le righe. Per questo anche l’Area Vasta Catanzaro-Crotone-Vibo sarà in piazza a manifestare con una nutrita delegazione».ù

Sulla stessa lunghezza d’onda, Cgil e Uil di Cosenza, che in una nota rimarcano la necessità di «assumere con forza la responsabilità di sostenere scelte di politica economica più attente ai bisogni dei cittadini». «Ed è per questo motivo – affermano Giuseppe Guido (Cgil Pollino, Sibaritide, Tirreno), Umberto Calabrone (Cgil Cosenza) e Roberto Castagna (Uil Cosenza) - che convintamente aderiamo allo sciopero generale. Chiediamo proposte credibili su temi cruciali per la tutela dell’occupazione e per lo sviluppo, quali le politiche industriali, il contrasto alle delocalizzazioni e alla precarietà del lavoro, soprattutto di giovani e donne, l’incremento dell’occupazione stabile, e chiediamo maggior impegno sul welfare: il sostegno alla non autosufficienza, più investimenti sul sistema socio-sanitario e sulla formazione, un sistema fiscale più attento ai redditi più bassi e la ripresa della lotta all’evasione, una previdenza solidale e non discriminante, che consenta di accedere alla pensione con 41 anni di contributi o 62 di età, preveda una pensione di garanzia per i giovani e per chi fa lavori discontinui, allarghi il pensionamento agevolato ad ulteriori categorie disagiate e di lavori gravosi. Chiediamo risposte per la Provincia di Cosenza, chiediamo investimenti in infrastrutture, risorse per gli organici dell’Asp provinciale senza che vengano distratte da “azienda zero”». Tema, quello dell’azienda sanitaria regionale unica che verrà creata in Calabria, che introduce una bacchettata diretta alla giunta Occhiuto, accusata di non aver sufficientemente coinvolto le organizzazioni sindacali: «Per riparare ai danni prodotti dalla pandemia serve il coinvolgimento vero delle organizzazioni sindacali per i provvedimenti legislativi che riguardano il lavoro, il welfare, il fisco ed il sindacato confederale non può essere quel soggetto a cui vengono comunicate decisioni già prese».

Chi aderisce allo sciopero

Sanità

Dallo sciopero è esonerato il settore della sanità pubblica e privata con i servizi collegati, comprese le Rsa, per salvaguardare il diritto prioritario alla salute dei cittadini in questa fase di emergenza pandemica.

Scuola

Il personale della scuola avendo già scioperato venerdì scorso, 10 dicembre, non aderisce allo sciopero generale.

Poste

Dopo i rilievi del Garante sugli scioperi, sono esentati dall'adesione allo sciopero di giovedì i lavoratori del settore Igiene ambientale e del settore Poste i dipendenti di Poste Italiane appartenenti alla divisione Mercato privati (sportelli).

Treni

In adesione allo sciopero generale è stato proclamato da Filt-Cgil e Uiltrasporti uno sciopero nazionale dei dipendenti del Gruppo Fs Italiane dalla mezzanotte alle 21 del 16 dicembre, nel rispetto delle fasce di garanzia (dalle 6 alle 9 e dalle 18 alle 21). Nel settore ferroviario è revocata l'adesione allo sciopero per alcune società come Trenord in Lombardia, che già aveva proclamato lo stop il 14 e 15 dicembre.

Porti

Anche per il personale addetto ai servizi portuali resta per ora in piedi lo sciopero del 17 dicembre.

Bus, metro a aerei

Lo sciopero per il Trasporto pubblico locale è articolato con orari diversi e nel rispetto delle fasce di garanzia che variano da città a città. A Milano l'adesione allo sciopero è dalle 8.45 alle 15 e dalle 18 a fine servizio; a Roma dalle 8.30 alle 17 e dalle 20 a fine servizio. Esclusa Venezia. Anche per il trasporto aereo lo sciopero è per un turno lavorativo nel rispetto delle fasce di garanzia che va dalle 7 alle 10 e dalle 18 alle 21. Sempre per un turno di lavoro si ferma il personale di navi e traghetti, ad esclusione dei collegamenti essenziali e con le isole minori.