Catanzaro - “La situazione finanziaria delle nostre aziende, soprattutto quelle di medie e piccole dimensioni e del mondo dell’artigianato, continua ad essere critica. Il mercato è fermo e gli investimenti necessari ai processi di innovazione tecnologica non partono, a causa soprattutto di un sistema bancario che scoraggia ogni qualsiasi tipo di iniziativa. L’erogazione del credito è infatti quasi del tutto inesistente, a causa soprattutto dei vincoli sempre più duri e stringenti imposti da tutto il sistema finanziario, Bce inclusa”. E’ l’allarme lanciato, attraverso un documento, dalla Confartigianato Calabria. “Nella realtà dei fatti – è scritto – i nostri imprenditori sono ogni giorno alle prese con ritardi nei pagamenti, sia da parte dei privati che, soprattutto, degli enti pubblici, e sono costretti a richiedere prestiti per compensare i mancati incassi dei ‘cattivi pagatorì, nella maggior parte dei casi senza ottenerli. Le conseguenze sono facili da immaginare: imprese indebitate con gli enti di riscossione (Inps, Inail, Agenzia delle Entrate, Equitalia ed altri enti locali)”. Ciò, si sottolinea, “mentre le banche, pur ottenendo dalla BCE denaro a bassissimo costo, continuano a rimanere lontane dal mondo produttivo del nostro territorio, persistendo nel non ottemperare alla loro mission (perlomeno pubblicizzata) di sostenere le imprese e quindi la ripresa. Alla maggior parte di richieste di finanziamento e supporto al proprio business, le imprese – lamenta l’associazione degli artigiani – trovano tendenzialmente porte chiuse. E per quel poco di credito che viene erogato il costo è veramente salato: gli istituti operanti in Calabria, infatti, offrono un costo del denaro che è il più alto d’Italia (nella provincia di Crotone, tanto per fare un esempio, risulta essere quasi il doppio rispetto a quello della provincia di Bolzano)”. “La situazione è pertanto tragica. La nostra imprenditoria – prosegue la nota – è lasciata da sola ad affrontare una crisi senza eguali. E le ultime vicende di ristrutturazione di alcuni istituti ne sono la dimostrazione. Tanto per fare qualche esempio, in Calabria, Ubi Banca (che in Calabria significa Banca Carime) e Banca Popolare del Mezzogiorno, le quali hanno ormai perso quel ruolo e quella spinta propulsiva che certamente avevano nel passato, quando hanno avuto la forza insieme ai nostri imprenditori di creare PIL e posti di lavoro. Tali istituti, in un processo tuttora in corso – continua la Confartigianato – e sicuramente con l’avallo di una politica fino ad oggi connivente, stanno di fatto abbandonando quella regione, la Calabria, che li ha resi grandi. Ubi Banca, ad esempio, ha presentato nei mesi scorsi una ristrutturazione che prevede la chiusura di 8 filiali e un esubero di personale per circa 300 persone; mentre l’altro Istituto, la Banca Popolare del Mezzogiorno, ha ormai trasferito, armi e bagagli, il suo quartiere generale e decisionale in quel di Modena, attivando degli organismi periferici per i quali pagheremo prossimamente le conseguenze”.