La crescita dell’istituto è frustrata dalla mancanza di spazio per gli studenti. Una carenza divenuta cronica che, negli ultimi anni, ha obbligato la dirigenza a bloccare le iscrizioni e a predisporre turni pomeridiani
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Girando per i corridoi silenziosi e dando uno sguardo alle classi e ai laboratori all’avanguardia, si capisce perché l’istituto tecnico “Severi” di Gioia Tauro, sia diventato un modello di efficienza a cui guardano con interesse anche fuori dalla nostra regione.
Quasi 1200 studenti tutte le mattine giungono dalla piana di Gioia Tauro, dalla locride e da diversi centri del vibonese per seguire i diversi indirizzi che l’istituto della città del porto garantisce: dal nautico all’informatica e telecomunicazioni; dall’indirizzo in biotecnologie a quelli di chimica, costruzioni, ambiente e territorio e elettronica e elettrotecnica. Un punto di forza della scuola superiore è l’alternanza scuola lavoro. Una scommessa vinta dal preside Giuseppe Gelardi.
Il dirigente, infatti, ci ha sempre creduto e, ancor prima che intervenisse la legge 107/15 a regolamentarla e prevederne l’obbligo, ha iniziato a lavorare intorno ad una sperimentazione che si è rivelata vincente dato che l’impegno, portato avanti con passione da tutto il corpo docenti e dagli alunni del “Severi”, nel corso degli anni ha prodotto ottimi risultati.
La crescita dell’istituto, però, è frustrata dalla mancanza di aule. Una carenza divenuta cronica, negli ultimi anni, che ha obbligato la dirigenza a bloccare le iscrizioni e a predisporre turni pomeridiani in un territorio nel quale il trasporto pubblico rasenta lo zero. Quando il numero di studenti è iniziato a crescere, la scuola si è vista costretta a chiedere aiuto all’allora Provincia di Reggio Calabria che ha affittato un palazzo privato per allocarvi 6 classi. Una scelta che doveva essere temporanea che, come spesso accade nella nostra regione, è divenuta definitiva.
Gli studenti che vivono la scuola fuori dal plesso principale sono, di fatto penalizzati, perché non possono godere di tutte le strutture che la scuola offre. «L’aumento del numero degli iscritti – ha dichiarato il preside Gelardi – negli anni scorsi ci ha costretti a ricorrere a soluzioni tampone. Il plesso secondario, però, è stato chiuso subito dopo la scossa di terremoto di tre settimane fa per garantire la sicurezza degli studenti. Adesso, per ovviare al problema, abbiamo istituito dei turni pomeridiani che, però, penalizzano gli studenti e i loro genitori, che devono accompagnarli tutti i giorni per mancanza di mezzi pubblici; e anche gli insegnati, molti dei quali provengono per esempio dalla provincia di Cosenza e Messina. Io ho il compito di garantire l’istruzione dei miei alunni, le istituzioni devono assumersi la responsabilità di farli studiare al meglio».
E agli enti preposti si rivolge anche l’ex sindaco di Gioia Tauro e oggi consigliere regionale di minoranza Giuseppe Pedà. «Il problema della mancanza di aule al Severi è un fatto vecchio che un po’ tutti conoscono. Adesso le istituzioni di devono fare carico di questo problema. Da questi esempi positivi, dalla scuola che funziona, bisogna partire per dare un futuro diverso alla nostra regione».