Protagonisti nel Polo culturale del resort Altafiumara 25 artisti della Fornace Pasquinucci: a maggio il secondo tempo del gemellaggio con gli artisti calabresi
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Ci sono luoghi che non si limitano a ospitare l’arte, ma la chiamano, la trattengono, la trasformano. Altafiumara è uno di questi.
Affacciato sullo Stretto, sospeso tra la luce del mare e il silenzio delle colline, il Polo Culturale del resort ha aperto le sue sale a un progetto che ha il passo del viaggio e la voce del confronto.
Si chiama “Dialoghi – tra Toscana e Calabria”, ma è molto più di una mostra collettiva. È un gemellaggio artistico, una relazione costruita con cura e visione tra due regioni diverse per storia e paesaggio, ma sorprendentemente affini nella profondità dello sguardo.
Un’andata e ritorno tra mondi creativi, che si incontrano per raccontarsi e conoscersi attraverso opere, segni, linguaggi. E il primo atto ha preso vita proprio qui, nell’estremo Sud, in uno dei luoghi più iconici del Mediterraneo, oggi sempre più centro vivo e autorevole della scena culturale calabrese.
Un dialogo autentico
“Dialoghi – tra Toscana e Calabria” è molto più di un titolo: è una dichiarazione d’intenti, una visione trasformata in spazio espositivo, una scommessa culturale lanciata con coraggio da un luogo che sta riscrivendo il proprio ruolo sulla mappa italiana dell’arte. La mostra collettiva, inaugurata martedì 9 aprile al Polo Culturale di Altafiumara, è il nuovo tassello di un percorso iniziato meno di un anno fa e che oggi si consolida con una traiettoria precisa: dare casa alla cultura, renderla accessibile, costruire legami tra territori solo apparentemente lontani.
Il progetto, ideato e curato da Elisabetta Marcianò, cultural event manager del resort, nasce da un’idea tanto semplice quanto necessaria: mettere in dialogo le identità creative di due regioni storicamente forti e artisticamente fertili, come la Toscana e la Calabria. Un gemellaggio culturale pensato in due atti. Il primo si compie in riva allo Stretto, con l’arrivo di 25 artisti toscani – soci del prestigioso Centro Culturale Fornace Pasquinucci – che hanno portato in scena una selezione di opere capaci di raccontare un’intera visione, fatta di forme, colori, materia, linguaggio.
Ogni artista è presente con un’opera, scelta liberamente, in modo da esprimere senza filtri la propria ricerca. Ne nasce un mosaico eterogeneo e vibrante, che attraversa il figurativo, il concettuale, l’astratto, il simbolico. Una coralità di sguardi che si nutre della differenza, ma che sa stare in relazione, in ascolto. È proprio questo il cuore del progetto: non una mostra a tema, ma una mostra aperta, un invito al confronto e alla conoscenza reciproca.
E il dialogo, per definizione, ha bisogno di un secondo tempo. Che si svolgerà a maggio, in Toscana, quando saranno gli artisti calabresi a raggiungere Capraia Fiorentina, nella sede storica della Fornace Pasquinucci, per proseguire questo cammino comune. Un’andata e ritorno tra paesaggi, linguaggi e sensibilità, dove l’arte diventa terreno di scambio, e lo scambio diventa forma concreta di crescita.
Uno scambio culturale senza frontiere
A rendere ancora più evidente il respiro di questo progetto è stato Claudio Roghi, critico d’arte contemporanea e ospite d’eccezione della serata inaugurale. La sua presenza ha dato voce a una visione ampia, che supera il concetto di mostra per abbracciare quello di scambio culturale profondo.
«Dialogo è una parola bellissima, ha esordito, «perché racchiude il senso stesso dell’arte: mettersi in ascolto, aprirsi, costruire ponti. Questo incontro tra la Toscana e la Calabria è un’opportunità rara. Ci uniscono la luce, i paesaggi, la cultura. Noi con gli Etruschi, voi con la Magna Grecia: sono tremila anni che le nostre storie si intrecciano».
Roghi sottolinea come questa esperienza rappresenti una scoperta anche per gli artisti toscani: «Esporre qui, in questo contesto, significa uscire dal proprio guscio. La Toscana è culla dell’arte, certo, ma proprio per questo a volte rischia di parlarsi addosso. In Calabria abbiamo trovato apertura, ascolto, accoglienza. E Altafiumara è un luogo sorprendente: un esempio raro di come si possa fare cultura con qualità e visione».
Ma l’arte, ricorda il critico, non ha geografie né gabbie. «Abbiamo portato opere di ogni linguaggio: dal figurativo al concettuale, dall’astratto al simbolico. Perché l’arte non si può limitare a un’etichetta, non può indossare bavagli. È uno spazio libero, e come tale deve essere vissuto. Non solo da chi la crea, ma da chi la guarda. L’opera d’arte è uno stimolo: apre domande, moltiplica i sensi, invita a sognare».
Una vera e propria officina creativa
A credere con forza nella direzione intrapresa dal Polo Culturale è Elisabetta Marcianò, cultural event manager di Altafiumara, mente e promotrice dell’iniziativa. Con il consueto tono pacato e diretto, ha parlato di un risultato che non nasce per caso. «Direi un successo dietro l’altro. La mostra di oggi è l’ennesima conferma che la scommessa fatta da Antonio Battaglia e Gaetano Bevacqua sta funzionando. Non era scontato, ma oggi possiamo dire che questa è una strada giusta, che va percorsa fino in fondo».
El.Mar. guarda al progetto non come a un singolo evento, ma come a un dispositivo vivo, aperto, destinato a generare sviluppo culturale e relazioni durature. «Questa collettiva accoglie venticinque artisti della Fornace Pasquinucci, un centro culturale toscano di grande valore. Ognuno ha portato la propria opera, la propria voce. È un altro modo di fare arte, che incontra il nostro, senza sovrapporsi. A maggio saremo noi a ricambiare la visita: porteremo in Toscana i nostri artisti. E allora il dialogo sarà completo, reciproco, vero».
Intorno a questa visione si muove l’intera proposta del Polo, nato nel 2024 all’interno del resort ma già capace di ritagliarsi uno spazio preciso nel panorama culturale nazionale. E Altafiumara, con il suo parco a picco sul mare e le sue architetture eleganti, non è più solo un luogo dell’accoglienza, ma una vera officina creativa.
«Credo che questo sia davvero l’anno della Calabria», ha concluso la Marcianò. «Il turismo è in crescita, la cultura finalmente trova spazio, e la bellezza - se ben raccontata - può diventare una forza concreta. Abbiamo tutte le carte in regola per essere una delle regioni più vive e importanti d’Italia».
Una scommessa vinta che profuma di Calabria
Se c’è un tratto che accomuna chi ha reso possibile questo progetto, è l’orgoglio calabrese come motore culturale, non come bandiera da sventolare, ma come responsabilità quotidiana. Gaetano Bevacqua, supervisor del Polo Culturale, lo dice con naturalezza, con il tono di chi crede davvero in quello che fa. «Abbiamo pensato a questo gemellaggio insieme a Elisabetta Marcianò, ed è bello vedere venticinque artisti toscani qui a presentare le loro opere. Ognuno ha portato qualcosa di suo, e ognuno ha trovato accoglienza. È un altro passo avanti. Il nostro percorso nel mondo dell’arte continua, e continua bene».
Bevacqua parla di scommesse vinte, ma anche di scelte coerenti. E di un impegno che non nasce oggi. «Chi mi conosce sa che da vent’anni faccio questo per la Calabria, e che continuo a crederci ogni giorno. Non lo faccio per visibilità, lo faccio per convinzione. Perché fare cultura non danneggia nessuno, anzi: ci eleva tutti».
Accanto a lui, in una sinergia non formale ma concreta, anche il mondo delle istituzioni. Il Presidente del Consiglio Comunale di Reggio Calabria, Vincenzo Marra, ha partecipato all’inaugurazione con uno sguardo aperto e prospettico. «Questo è un connubio meraviglioso tra arte e territorio. Siamo in una location straordinaria, tra le più belle che la nostra regione possa offrire, e oggi ospitiamo artisti che arrivano dalla Toscana. Questo dialogo è importante non solo per Altafiumara, ma per tutta la provincia e la città di Reggio Calabria».
Marra ha anche ricordato l’impegno dell’amministrazione per rendere l’arte sempre più accessibile. «Abbiamo lavorato molto su questo fronte. La cultura ci rende consapevoli delle nostre potenzialità. Lo abbiamo visto anche durante la candidatura di Reggio a Capitale della Cultura 2027: è mancato poco, ma quell’esperienza ci ha insegnato quanto valore abbiamo, e quanto possiamo ancora costruire».
Il bello che è necessario
E in fondo è proprio questo che lascia “Dialoghi – tra Toscana e Calabria”: un senso di apertura, di possibilità, di bellezza che cerca un tempo lungo. Non un evento isolato, non una parentesi. Piuttosto un primo passo, una promessa che resta.
A maggio il viaggio continuerà verso Nord. Gli artisti calabresi porteranno le loro opere alla Fornace Pasquinucci, nel cuore della Toscana. Un altro incontro, un nuovo intreccio. La seconda tappa di un cammino che ha scelto la via dello scambio e della reciprocità.
Ma tutto è cominciato qui, in riva allo Stretto. In un luogo che da mesi sceglie di raccontarsi attraverso la cultura, e che oggi ha saputo indicare con forza una direzione: quella dell’arte come forma concreta di fiducia, quella del dialogo come costruzione di futuro.
Altafiumara non si limita ad offrire uno scenario suggestivo. Si fa spazio vivo, abitato da visioni, progetti e presenze capaci di generare cultura in modo autentico. Un laboratorio che invita, accoglie, trasforma. E in un tempo in cui si alzano confini, aprire varchi diventa un gesto prezioso. Forse il più necessario di tutti.