In apertura del libro una dedica alle nuove generazioni «perchè sappiano che il racconto della politica non è sempre stato un fatto deprimente e desolante». Come Giano bifronte l'ultima fatica letteraria dell'ex direttore de "Il fatto quotidiano", Antonio Padellaro, possiede uno sguardo retrospettivo ma con lo scopo di restituirne uno, decisamente critico, sulla società attuale. "Il gesto di Almirante e Berlinguer" - presentato ieri alla libreria Ubik di Catanzaro con la partecipazione del direttore di lacnews24.it, Pasquale Motta - ha il merito di raccontare episodi inediti della storia politica italiana, la storia di incontri «che non sarebbero dovuti avvenire ma che avvennero a cavallo tra il 1978 e il 1979 tra Giorgio Almirante ed Enrico Berlinguer». Percorsi politici opposti che si incontrano «all'ultimo piano di Montecitorio, nel deserto parlamentare del venerdì pomeriggio» ma spia di un modo di intendere la politica lontano anni luce da quella attuale in cui l'insulto quotidiano e la rabbia riversata nei confronti dell'avversario è diventato spartito di un dibattito avvelenato da una fondamentale incapacità di rappresentare con spirito di servizio le istituzioni. L'esasperata personalizzazione e la comunicazione effimera prendono quindi il posto della violenza e della paura che caratterizzarono gli anni bui culminati con la strage alla stazione di Bologna; nuovo cancro che ammorba e cresce nel giardino della politica e che ha sostituito gli anni del terrorismo, dell'odio e dei complotti. Antonio Padellaro lo spiega a chiare lettere: «Adesso il nostro Paese è incomparabilmente più sicuro di quegli anni in cui operavano però uomini particolari mossi da impegno, preparazione e speranza».  Al contrario di oggi in cui assiste ad una difficoltà endemica nella selezione della classe dirigente: «Ogni epoca esprime la sua classe dirigente ma oggi la politica non è più il punto d'arrivo semmai al contrario di partenza».