Due occasioni, di grande rilievo culturale e storico, quelle messe assieme dalla “Fondazione Girolamo Tripodi” che ha promosso la prima presentazione nazionale dell’ultimo libro di Enzo Ciconte nel giorno in cui ricorreva il 50° anniversario della prima elezione a sindaco di Polistena del parlamentare-bracciante. Il filo conduttore non poteva che essere la nostalgia per il primato della politica, visto che l’autore di “All’origine della nuova ndrangheta: 1980” – nel parlare degli omicidi di Peppe Valarioti e Giannino Losardo ha detto: «Quelli erano tempi in cui ci si assunse la responsabilità di non delegare alla magistratura il contrasto alla mafia». Un monito quanto mai attuale, a pochi giorni dall'ultima operazione della Dda che ha messo in evidenza la capacità pervasiva dei clan nel tessuto economico cittadino.  

Il dibattito, moderato dal giornalista Arcangelo Badolati, ha così messo in luce le possibilità sperimentate nella «stagione in cui – ha detto Michelangelo Tripodi, presidente della Fondazione – mio padre ha potuto fare il sindaco e il parlamentare per oltre 30 anni, vivendo quell’impegno in coerenza con i valori in cui credeva». E di una politica capace di guardare ai movimenti sociali, ha parlato Giuseppe Lavorato – anch’egli parlamentare e sindaco in quegli anni – che ha ricordato «le battaglie contro la costruzione della centrale a carbone di Gioia Tauro, come esempio di un partito comunista capace di unire, meglio e prima degli altri, l’opposizione alla ‘ndrangheta e la battaglia contro l’inquinamento».

Capacità di contaminarsi con la società che resiste, insomma, e che «la stampa nazionale dell’epoca – ha detto l’ex inviato di Repubblica Pantaleone Sergi – non poteva fare a meno di illustrare come un’impronta che teneva assieme la tragedia di quegli omicidi ma anche l’esaltazione di quella prima elezione che nel 1970 apriva un’epoca di cui poi si parlò a lungo». Nella serata contributi sono arrivati dal dirigente scolastico Franco Mileto, che ha ricordato la lungimiranza che sul piano culturale ebbe Tripodi nell’impostare Polistena come “laboratorio” e Giuseppe Pisano, un altro comunista che sedeva tra i banchi del primo consiglio comunale di Tripodi sindaco.