L'autore di "Due vite", vincitore del premio Strega 2021, racconta l'amicizia con l'intellettuale originario del Reggino: il comune legame con la nostra regione, la scelta di insegnare in carcere, le passioni condivise
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«Reggio Calabria e Cosoleto, nel cuore dell'Aspromonte, sono stati due luoghi che Rocco Carbone ha sempre portato con sé nel corso della sua vita. Reggio Calabria è stato il luogo della sua eccellente formazione culturale, che poi è proseguita a Roma. Cosoleto è stato il suo paese di origine. Io credo che lui non abbia mai dimenticato la sua infanzia in Aspromonte. Ci sono paesaggi originari che non ci abbandonano mai e che segnano profondamente la nostra identità. Anche io sono legato ad un paese piccolo della Calabria e so che in questi luoghi si vive un'infanzia inconsueta». Lo scrittore e critico letterario, Emanuele Trevi, ricorda così il grande amico, lo scrittore Rocco Carbone, protagonista con Pia Pera, anche lei scrittrice e pure saggista e traduttrice, del libro "Due vite" (Neri Pozza 2020), vincitore del premio Strega 2021.
Un tributo all'amicizia senza tempo
«Rocco e Pia sono stati due grandi amici tra loro e sono stati miei grandi amici, due persone per me molto importanti. Mi sono dedicato alla stesura di questo libro perché ho sentito che era arrivato il momento giusto di scrivere la loro storia. Non tanto lontano da non avere più ricordi né tanto vicino da averne troppi. Desideravo fare un ritratto di queste due persone non conformiste, originali», ha sottolineato Emanuele Trevi, vincitore del premio letterario più ambito con un romanzo che in realtà racchiude tante anime, intrecciando narrativa, autobiografia, biografia e critica. In questa opera ci consegna la storia di un grande intellettuale che ad un certo punto della sua vita fece una scelta etica, decidendo di insegnare nel carcere di Rebibbia. Alle donne detenute, Rocco Carbone dedicò dal 1998 la sua vocazione di insegnante, rinunciando alla carriera universitaria. Un'esperienza che ha poi profuso intensamente anche nella sua scrittura.
I ricordi comuni in Calabria
«Rocco non è arrivato a Roma da esiliato ma pieno di stimoli e di interessi maturati a Reggio Calabria. Un bagaglio pieno di musica, passione per la chitarra classica, letteratura e cinema e di profondi legami di amicizia. Tra i ricordi più belli, conservo i momenti trascorsi proprio in Calabria, a San Nicola Arcella, nel Cosentino, il paese di origine di mia madre dove ha conosciuto la mia famiglia. Ha sempre ricordato con affetto mia nonna. Anche io ho conosciuto i genitori, sua sorella e suo fratello ma non sono stato mai Cosoleto», ha ricordato Emanuele Trevi, vicino a Rocco Carbone anche per questo comune destino di essere legati a due piccoli paesi calabresi.
Gli scritti e la morte prematura
Il romanzo di esordio di Rocco Carbone si intitola "Agosto" pubblicato nel 1993 ed è solo l'inizio. Seguono "Il comando" (1996), "L'assedio" (1998), "L'apparizione" (2002) e "Libera i miei nemici" (2005), e intanto collaborava con Repubblica, L'Unità e Il Messaggero. "Per il tuo bene" è il suo ultimo romanzo che sarebbe stato pubblicato postumo nel 2009, perché un incidente stradale stroncò la sua vita di intellettuale profondo e originale la notte tra il 17 e il 18 luglio 2008 a Roma. Aveva solo 48 anni.
Nel decennale della sua scomparsa, nel luglio del 2018, il circolo culturale Guglielmo Calarco, presieduto da Angela Curatola, ha organizzato a Reggio Calabria un tributo al grande intellettuale calabrese prematuramente scomparso, dal titolo “Rocco Carbone, l’intimità perfetta con il silenzio”. Un'iniziativa scandita dal video “Il rigore e la tregua” sulla vita di Rocco Carbone, realizzato da Maurizio Mallamaci, Valentina Muscinesi e Daniela Parisi, dal reading della poetessa Cinzia Messina, dalla piéce teatrale di Martina Galletta e Sebastiano Gavasso, per la regia di Basilio Musolino, e dall'omaggio di tre grandi scrittori calabresi, Gioacchino Criaco, Domenico Dara e Giuseppe Aloe che, in onore della scelta etica di Rocco Carbone, ha anche incontrato un gruppo di persone detenute nel carcere di Arghillà.
Le letture in comune
«Condividevamo tante letture e l'amore per l'opera "Vecchia Calabria" di Norman Douglas. Ci piaceva quella maniera di descrivere. Ricordo che aveva iniziato ad avere una passione per i reportage e credo che, se avesse avuto occasione, si sarebbe dedicato ad approfondimenti giornalistici dedicati anche ai paesaggi, come quello dello Stretto che ispira sempre molto gli scrittori», ha sottolineato Emanuele Trevi che di Calabria ha scritto anche in un'altra delle sue opere "Il popolo di Legno" (Einaudi 2015).
«È un libro che avrei voluto che Rocco avesse potuto leggere. In quelle pagine parlo del popolo calabrese, della testardaggine che lo caratterizza e che io ho sempre riconosciuto in lui come in mia madre. Rocco era molto cocciuto ed era anche spiritoso e credo che avrebbe apprezzato il registro comico che avevo scelto per scriverlo», ha concluso Emanuele Trevi.
Scrittore e critico letterario originario di Roma, ha esordito nella narrativa nel 2003 con "I cani del nulla. Una storia vera", al quale seguono altre pubblicazioni tra le quali "Senza verso. Un'estate a Roma" (2005), "Il libro della gioia perpetua" (2010), "Il viaggio iniziatico" (2013) e "Sogni e favole" (2018, premio Viareggio-Rèpaci per la narrativa 2019). Ha tradotto e curato edizioni di classici italiani e francesi. Collabora con RAI-3 Radio e ha scritto su diverse riviste come Nuovi argomenti, Il caffè illustrato.