La storia di nipoti di milionari rapiti e, a volte, mutilati per estorcere ai familiari riscatti più alti, di bambini in vacanza sottratti ai genitori, di adolescenti rinchiusi in un buco sottoterra per quasi due anni e mezzo, di bambini di cinque anni incatenati al buio per 17 mesi: donne e uomini psicologicamente annichiliti e famiglie in angosciosa attesa per mesi o addirittura per anni.

 

“L’industria dei sequestri”, in onda martedì 1 settembre alle 22.10 su Rai Storia è la storia di quelli che non sono mai tornati, di quelli morti per la fame, o uccisi. L’autrice e regista italo-tedesca Antonella Berta ripercorre i luoghi dei principali sequestri della storia italiana: da Manerbio, in provincia di Brescia, dove ha intervistato Giuseppe Soffiantini (scomparso lo scorso anno), sequestrato nel giugno 1997 e rilasciato 8 mesi dopo, a Orgosolo, nella Barbagia, regione della Sardegna molto lontana dalla costa, dove ha raccolto la testimonianza di uno dei banditi più ricercati nella zona, Graziano Mesina. E poi l’Aspromonte, in Calabria, dove ammontano a 400 i sequestri riconducibili alla ‘Ndrangheta. Rapimenti che nel corso del tempo sono diventati sempre più brutali e più lunghi.