VIDEO | Non solo la pandemia ma anche problemi di agibilità. L’ex Politeama ha alle spalle una storia difficile ma adesso la riapertura con la compagnia teatrale Mammut e i suoi laboratori
Tutti gli articoli di Cultura
Riapre il sipario dopo anni di chiusura seguiti all’inagibilità e incastonati in una storia complessa il Teatro Politeama di Lamezia Terme, intitolato nel 2015 al poeta Franco Costabile. Luogo di vita sociale, cinema, accentratore di eventi, venne chiuso per 47 anni per poi essere riaperto dall’amministrazione Speranza nel 2009.
Seguirono anni di rassegne teatrali di prestigio, registi e attori importanti e poi di nuovo la chiusura per motivi tecnici. Il via libera a riaprire arriva nel 2020 ma la pandemia incombe, i teatri restano chiusi e così anche questo gioiellino: 304 posti a sedere in platea, 74 in balconata e un nome importante da onorare, quello di Costabile considerato il figlioccio di Ungaretti e i cui lavori sono un imperituro canto alla Calabria.
A mettere piede per primi nel teatro sono i ragazzi della compagnia Mammut Teatro con laboratori teatrali per più e meno giovani. Il via libero è arrivato a novembre, ma l’avvicendarsi di zone rosse e gialle ha inciso non poco sulle attività. Ora la ripresa con la volontà di arrivare, spiega Achille Iera, al debutto con uno spettacolo. «Siamo ritornati qui ora con l'idea intanto di di ritrovare i ragazzi che ci hanno seguito negli ultimi anni nei nostri laboratori. L'idea era quella di far abitare loro questo spazio, di fargli ascoltare quei silenzi che solo qui si possono ascoltare, di far respirare l'aria del teatro e di provare delle scene, delle idee, delle bozze che speriamo ci auguriamo possono essere e saranno parti di uno spettacolo finale».
Non è stato facile da affrontare l’anno e mezzo appena trascorso. E non è solo il lato economico, la mancanza di sussidi adeguati e il raschiare il fondo delle casse che ha “demoralizzato” gli addetti del settore. Il Covid è stato vissuto perennemente come emergenza, senza che si riuscisse ad individuare la via maestra per potere continuare a lavorare, lasciando così incertezze e ferite negli operatori del ramo che ora chiedono che si faccia rete e che si vada avanti seguendo una parola chiave: programmazione.
«Probabilmente in una situazione di emergenza come quella che abbiamo vissuto in tutti questi mesi costruire un ponte di comunicazione tra chi fa cultura e chi, invece, gestisce la cosa pubblica all'interno delle istituzioni era difficile - afferma Armando Canzonieri di Mammut Teatro - adesso diventa possibile e noi speriamo di poter costruire insieme quello che succederà da settembre in poi. Per dare qualcosa di qualità c'è bisogno di programmare per tempo, sia che si tratti di un laboratorio che di una rassegna di spettacoli teatrali o un cartellone di incontri letterari».
«La macchina organizzativa ha bisogno di tempo e, invece, noi in questi mesi abbiamo vissuto sempre con con il timore di dover fare un passo indietro e di bloccare le attività. Ora siamo fiduciosi, speriamo - è l’auspicio di Canzonieri - di aver imboccato la strada giusta ma, soprattutto, speriamo di poter trovare delle istituzioni capaci di dialogare con tutte le realtà».