Il Covid-19 ha stravolto il concetto di normalità. Ha cambiato i nostri modi di fare, le nostre abitudini, ha dato un valore diverso al tempo e allo spazio, ha dato una veste nuova anche alle tradizioni. Per il secondo anno consecutivo anche la Santa Pasqua è condizionata dalla pandemia ma nonostante l’emergenza sanitaria ci sono luoghi e comunità che non rinunciano alle loro usanze. E così anche per il comune di Davoli, nel catanzarese, che seppur nel rispetto delle misure anticovid e in forma ridotta, ha voluto mantenere viva la tradizione della Naca.

L'installazione sul lago

E quella che solitamente è una suggestiva processione per le vie del borgo con abeti portati a spalla, illuminati da migliaia di lumini realizzati a mano dai giovani del paese, che accompagnano la culla di Cristo morto, è diventata un’affascinante installazione sul lago Vardari: «l’installazione consiste in una croce galleggiante bianca realizzata con una base di legno e delle lenzuola, con le quali verrà avvolto l corpo di Cristo, con dei prolungamenti visibili dall’alto e dalla zona laterale. Alla base ci sono i lampioni tipici con cui si addobbano gli abeti; una corona di spine sospesa sul lago e un abete sulla riva. L’idea è nata dal momento che stiamo vivendo, è un modo per rendere omaggio alle vittime del covid e sta ad indicare la rinascita – spiega l’artista Luigi Rocca che ha realizzato l’installazione insieme ad Antonio Pittelli -. Abbiamo voluto realizzare l’opera nel lago della montagna proprio perché dalla montagna solitamente partono gli abeti per arrivare al borgo e dare vita a questa bellissima tradizione».

Gli abeti nel borgo

Non solo l’installazione sul lago Vardari, che sarà fruibile fino all’11 febbraio, ma anche 6 abeti illuminati come da tradizione e pianatati nelle piazze e lungo le vie del centro storico. Una Naca diversa dal solito sicuramente ma caratterizzata da un profondo attaccamento ai valori di una volta, che i giovani del posto nel tempo hanno imparato a custodire e coltivare. «È una tradizione così sentita perché forse è la festa che riesce a coinvolgere tutta la popolazione, dai più piccoli ai più grandi» spiega Evelino Ranieri, che collabora alla realizzazione della Naca sin da bambino. E così anche quest’anno ciascuno ha fatto la sua parte per illuminare il paese con fiammelle di speranza. «I lumini sono quelli che abbiamo recuperato dall’edizione di due anni fa – aggiunge – e quelli pronti per l’edizione dello scorso anno che non è stata fatta per via del Covid. In tutto abbiamo utilizzato circa 2000 lumini».

Una tradizione unica

Ad accendere il primo lumino della Naca 2021 è stato il sindaco Giuseppe Papaleo: «Questa iniziativa vuole essere un messaggio di speranza affinchè si ricordi quella che è una tradizione unica nella provincia di Catanzaro. Mi auguro che il prossimo anno si potrà organizzare la processione del venerdì santo con gli abeti illuminati che è un appuntamento molto atteso per tutto il comprensorio. Io devo ringraziare tutti coloro che si sono adoperati per mettere insieme piccoli spezzoni di una manifestazione che solitamente è molto più ampia».

Il messaggio del sindaco Papaleo

Pur non essendo stato fortemente interessato dall’emergenza sanitaria, avendo avuto un numero di casi di positività al covid abbastanza contenuto, il comune di Davoli ha però registrato nei giorni scorsi la sua prima vittima per colpa del virus. «Dispiace per tutte le vittime di questa pandemia a livello mondiale – ha aggiunto Papaleo -. La nostra vita è stata completamente stravolta. Mi auguro che presto possiamo riacquistare la libertà della quale abbiamo tutti bisogno. Colgo l’occasione anche per fare gli auguri ai miei concittadini e  a tutti i calabresi di buona Pasqua. In questo momento dobbiamo resistere perché prima o poi tutti usciremo da questa situazione».

Tutto è stato possibile grazie alla collaborazione del gruppo Pro Naca, del Comitato San Vittore Misericordia Parrocchia Santa Barbara, del Santa Barbara Chorus, dell’Azienda boschiva Vincenzo Lentini; dei fotografi Ernesto Sestito, Domenico Giampà e Oreste Montebello; della giornalista Lorena Pallotta.