Un piccolo passo per Ingenuity, un grande passo per l’umanità collegata in diretta dalla Terra. Per trenta secondi il drone della Nasa ha sorvolato a tre metri di altezza il suolo di Marte. Entrerà nella storia come il primo oggetto umano ad avere compiuto questa impresa. L’occhio umano è riuscito a dare un’occhiata in giro, sul pianeta rosso, come un turista che scruta l’orizzonte.

E c’è anche un po’ di Calabria su Marte. Tra gli informatici che hanno permesso a Ingenuity di librarsi in volo, c’è Matteo Croce, 36 anni, di Rogliano, che ha prodotto la soluzione del rompicapo su cui si erano impigliati gli ingegneri della Nasa. Sembra quasi un film. Un film americano. Invece siamo in provincia di Cosenza, nella Valle del Savuto.

Matteo, come devo definirti? Cervellone, nerd, smanettone?
«Anche hacker se vuoi».

Ma hacker suona un po’ da criminale, no?
«In realtà è un falso luogo comune, è il cracker che buca i sistemi illegalmente, gli hacker sono solo degli esperti che si ingegnano e a volte intervengono anche per buone cause».

Allora vada per hacker.
«E programmatore».

Quasi ingegnere.
«Ero iscritto all’Unical, alla facoltà di di Ingegneria, poi mi è capitata un’occasione di lavoro e sono partito per Milano lasciando gli studi. Anzi no, in realtà potrei considerarla solo una pausa di riflessione, sono ancora iscritto, prima o poi questa laurea la prenderò».

Poi è arrivata la Pirelli, l’Ibm...
«E la Microsoft».

Di cosa ti occupi per il colosso di Bill Gates?
«Lavoro al cloud d“Azure” che serve milioni di utenti. Lavoro in contatto con il quartier generale di Seattle».

Servirebbe la tua mano per la piattaforma di prenotazione dei vaccini.
«In realtà la piattaforma funziona, bisogna distinguerla dal software che poi ci caricano sopra. Lo so perché c’è anche il mio zampino lì».

Nella piattaforma vaccinale?
«La piattaforma di Poste gira su “Azure” che è quella su cui lavoro io».

Andiamo su Marte, ti va? 
«Certo, andiamo su Marte».

Spiegami, come se avessi sette anni, cosa c’è di tuo nel drone Ingenuity. 
«Sono iscritto alla piattaforma open source GitHub. È un luogo virtuale in cui chiunque può contribuire a sviluppare un software».

Un laboratorio con la porta aperta. 
«Esatto, così è più facile collaborare tra noi programmatori. Tutti prestano la propria opera spontaneamente, basta avere una connessione internet e un computer».

E tu dalla lista hai scelto il software della Nasa. 
«Nel 2012 ho letto sulla piattaforma che servivano delle modifiche per questo progetto della Nasa, così ho dato una mano».

Che tipo di modifiche hai apportato?
«C’erano dei problemi sul sistema operativo che riguardavano la gestione della potenza. Io li ho risolti migliorando l’aspetto wireless. L’ostacolo era nell’energia: quando veniva impostata una potenza in realtà risultava sbagliata».

E il tuo nome com’è saltato fuori?
«GitHub ha stilato la lista dei programmatori che hanno contribuito al progetto, tra loro ci sono anche io, e mi ha assegnato il badge “Mars 2020 Helicopter Contributor».

Ma digitando il tuo nome su Google esce fuori anche un’altra cosa legata a un altro progetto: OpenWrt.
«Sì, ho contribuito alla creazione di questo sistema operativo che gira sui router e consente, acquistando anche un router molto economico, di acquisire tutte le funzionalità di quelli più potenti. È usato anche da Cisco, Vodafone».

Torni spesso a casa, qui in Calabria?
«Mi capita spesso, sì, anche perché non ho una sede fisica di lavoro, faccio capo a Seattle. Il mio ufficio è il mio computer».

Calabria, Seattle, Marte, un gran bel viaggio.
«Come si dice? Per aspera ad astra».