L’esposizione nel Museo diocesano vanta la presenza dell’opera “San Nicola di Bari” del pittore seicentesco Mattia Preti
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È stata inaugurata nei giorni scorsi, nel Museo diocesano di Gerace, la mostra “Immagini dei Santi Taumaturghi in Calabria dal XVI al XIX Secolo”. La mostra, aperta sino al 30 giugno 2019, è stata ideata e curata da Giuseppe Mantella (responsabile del comitato scientifico) ed è stata realizzata a conclusione del triennio 2016-2017-2018 del progetto “Un'Estate tra Arte e Fede nella Diocesi di Locri - Gerace”. Un progetto di notevole rilevanza artistica e culturale, promosso da monsignor Francesco Oliva, finanziato e sostenuto dalla Regione Calabria, particolarmente caratterizzato dall’attività formativa svoltasi con il patrocinio della Pontificia Università Gregoriana e con relativa partecipazione di tanti studenti-restauratori.
La mostra
L’esposizione è collocata nel Museo diocesano accanto alla Cattedrale di Gerace. La mostra ha al centro il tema dei Santi taumaturghi, ed è il risultato del progetto “Arte e Fede - III edizione”, nato dall’intuizione del noto restauratore di origini badolatesi Giuseppe Mantella che ha messo su un corso di restauro con un partenariato prestigioso e sorretto in primis dalla diocesi di Locri-Gerace, da Università e istituzioni culturali di tutta Italia: un esempio di buone pratiche di tutela e valorizzazione dei beni culturali.
Il San Nicola di Bari di Mattia Preti
Presente all’inaugurazione della mostra anche una delegazione di Badolato, con rappresentanti delle istituzioni e delle Associazioni della cittadina ionica, per un abbraccio simbolico fraterno e di comunità a Giuseppe Mantella e per una visita alla mostra che vede la presenza dell’importante tela intitolata “San Nicola di Bari” (proveniente dal Museo Capodimonte di Napoli; opera originariamente collocata a Napoli presso la Chiesa di San Domenico Soriano – Cappella Gallo), realizzata nel 1653 dal noto pittore calabrese Mattia Preti su commissione del notabile di origini badolatesi Gian Domenico Coscia e dalla consorte Isabella Gallo. Notizia, quest’ultima, che è ufficialmente emersa dalle ricerche e dai ritrovamenti documentari degli studiosi Clifton e Spike che hanno inoltre consentito di riconsiderare l’attività napoletana di Mattia Preti e di rileggere sotto nuova luce anche alcuni vecchi e noti documenti.